Le «fragolare» di Nemi dee del frutto più buono

Nel paese lacustre la tradizionale sagra Con una grande mongolfiera

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Loredana Gelli

Fiori e fragole nel borgo adorato dai latini. La sagra delle fragoline di Nemi ha una storia antichissima come quella del paese che la ospita e che deve, proprio al piccolo e delizioso frutto di stagione, buona parte della sua popolarità. S’inizia nella mattinata di domani con le degustazioni enogastronomiche all’interno del cortile di Palazzo Ruspoli e si prosegue con la tradizionale mostra dei fiori. Già sul finire del XIX secolo si cominciò a parlare di coltivazione di fragole e fiori. Il particolare microclima che caratterizza il bacino del lago consente, infatti, la proliferazione spontanea delle fragoline di bosco che, con pazienza e bravura, vengono trapiantate e coltivate in luoghi circoscritti. Un procedimento laborioso come la raccolta che viene effettuata dalle mani delicate delle donne. Ecco perché, da sempre, le protagoniste della sagra sono le «fragolare» che, nel pomeriggio, sfileranno nel centro storico accompagnate dagli sbandieratori del Marchesato di Cave con indosso, rigorosamente, l’antico costume: gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella in testa. Momento clou della manifestazione, la consegna del trofeo Fragola d’oro che ogni anno premia la migliore composizione floreale e il lancio di una grande mongolfiera, a forma di fragola, che lascerà cadere sui visitatori migliaia di palloncini variopinti. Poi, nel tardo pomeriggio, fanciulle in abito folcloristico offriranno coppe di fragole condite con zucchero e vino dolce, prelevate dalla Coppa di fragole più grande del mondo contenente più di una tonnellata di frutti che valse al Comune, addirittura, l’iscrizione al Guinness dei primati.
In attesa di ammirare gli spettacolari fuochi pirotecnici che illumineranno tutto il lago, sarà piacevole addentrarsi nelle stradine di questo borgo medievale, una serie di viuzze e vicoli costellati da torri. Il centro storico è pressoché intatto e sembra ancora intriso di un’antica sacralità. Formatosi milioni di anni fa sulle pendici dell?antico vulcano laziale, il paese è circondato da rigogliosi boschi e dai resti di importanti Domus romanae. Emana ancora magia e suggestione il Santuario pagano di Diana, edificato in epoca pre-romana sulle sponde settentrionali del lago. Quando i romani affrontarono e vinsero la Lega latina, il tempio assunse un carattere religioso e la selva circostante divenne un bosco sacro alla divinità.

Le magiche acque del lago sono state, non a caso, ispirazione di artisti come Goethe, Stendhal e D?Annunzio. Proprio nel lago, attorno agli anni Trenta sono state ripescate due imponenti navi romane attribuite all’imperatore Caligola che sono in corso di restauro.

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