Francesco Rutelli torna ad attaccare la maggioranza sul tema sicurezza: «Sarebbe bastata la certezza della pena per impedire che Alessi tornasse libero» La sinistra invoca l’ergastolo ma voleva abolirlo Ecco le tre leggi ipergarantiste proposte dall’U

Gaetano Pecorella: «La Margherita deve vergognarsi. Usano questo atroce delitto a fini elettorali»

Marianna Bartoccelli

da Roma

«Vergognosa strumentalizzazione». Definiscono così nel centrodestra le dichiarazioni di Francesco Rutelli dopo la morte del piccolo Tommy. Il leader della Margherita accusa l’attuale governo di non aver fatto nulla in questi cinque anni per garantire la sicurezza dei cittadini, preoccupandosi di «fare leggi solo a tutela di Berlusconi e dei suoi amici» . E ieri è tornato sull’argomento sostenendo che «sarebbe bastata la certezza della pena per impedire che Mario Alessi, che doveva stare in carcere per un terribile reato, stesse fuori dal carcere».
«Sono indecenti queste strumentalizzazioni, Rutelli dovrebbe vergognarsi - reagisce Carolina Lussana della Lega -. Mentre l'Italia piange per Tommy lui non si fa scrupolo di dire falsità e di strumentalizzare politicamente questa drammatica vicenda quando proprio i suoi parlamentari sono pronti ad approvare l'amnistia e l'indulto per stupratori, assassini e omicidi». E Luciano Dussin, sempre della Lega, ricorda a Rutelli le leggi approvate dal Parlamento contro i delinquenti recidivi malgrado l’opposizione del centrosinistra. Non solo, dalle proposte di legge di questa legislatura emergono quelle che mettono in evidenza un atteggiamento del centrosinistra contraddittorio con le sue affermazioni.
Come la proposta di legge del 14 giugno del 2001, d’iniziativa del verde Paolo Cento, in materia di affidamento al servizio sociale e di liberazione anticipata che prevede che l’affidamento in prova si sarebbe potuto concedere ai condannati a quattro anni e non più a tre, come è attualmente. Dello stesso tenore la proposta di legge «per un codice etico di condotta per gli appartenenti alle Forze dell’ordine» presentata da una folta rappresentanza del centrosinistra: da Rosi Bindi a Marida Bolognesi, da Realacci a Intini, da Russo Spena a Marco Boato. La legge, presentata dopo il G8 di Genova e i fatti della Caserma Diaz, viene considerata necessaria per «evitare che le forze dell’ordine eccedano nell’uso dei mezzi di contenzioso fino a configurare reali abusi». Quattro articoli e numerosi comma per restringere la possibilità di uso delle armi da parte delle forze di polizia. «In generale - si legge nel testo- non devono essere utilizzate armi da fuoco, salvo quando un reo sospetto offra resistenza armata o metta altrimenti in pericolo la vita altrui e altre misure estreme non siano sufficienti per fermare o arrestare un reo sospetto». C’è una terza proposta che consente oggi alla Cdl di rispedire al mittente le accuse di Rutelli.
Si tratta della proposta presentata il 18 settembre 2002 per l’abolizione dell’ergastolo e firmata dal gruppo di Rifondazione Comunista. Primo firmatario Giuliano Pisapia, indicato dall’Unione come possibile futuro ministro della Giustizia, in caso di vittoria. Segue quella di Bertinotti, Titti De Simone, Alfonso Gianni, Russo Spena e altri. Ultimo firmatario Nichi Vendola, che dopo qualche anno sarebbe diventato presidente della Regione Puglia. Per i presentatori della legge «la gravità della pena oltre un certo limite, non ha affatto efficacia preventiva, la quale è invece assicurata dal restringimento delle aree di impunità, dall’efficienza, nonché dalla rapidità del processo». Sono questi i motivi per cui si chiede l’abolizione della pena massima.
Insomma tre leggi che secondo la maggioranza vanno nella direzione opposta a quanto oggi sostiene Francesco Rutelli. Attaccato anche dal presidente della commissione Giustizia, Gaetano Pecorella: «Rutelli deve vergognarsi. Innanzitutto perché ha utilizzato questo mostruoso delitto per fare campagna elettorale contro la Casa delle Libertà.

E poi perché ha taciuto agli italiani che la legge che permette di avere un attenuante con il giudizio abbreviato anche in caso di delitti puniti con l’ergastolo, è stata introdotta nel 1999, sotto il governo D’Alema, ministro Oliviero Diliberto dei Comunisti Unitaria».

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