Una fuga da film: quando il crimine supera la realtà

Prendi l’elicottero e scappa. Non c’è che dire, in Francia, da oltre un decennio, almeno per quanto riguarda le evasioni, ma si potrebbero aggiungere anche le fughe dopo le rapine, la moda non cambia. Era l’autunno del 1992 quando nella prigione di Bois d’Arcy atterrò un elicottero. Non trasportava qualche politico o alto funzionario in visita di «piacere»: nel giro di pochi secondi tre detenuti schizzarono all’interno e il pilota ripartì verso la vicina Parigi. Si trattava già della terza evasione fotocopia nel giro di pochi mesi. Sempre identica la tecnica: noleggiare un velivolo, quindi costringere il pilota a eseguire gli ordini. Andò così anche il 26 giugno del 1999, quando cinque carcerati tentarono la fuga dalla prigione di Marsiglia. Un complice dirottò un elicottero civile, quindi arrivato durante l’ora d’aria sopra il campo da calcio di Les Baumettes, fece calare una specie di rete alla quale si aggrapparono i fuggiaschi. Mentre gli agenti sparavano per cercare di fermarli. Un detenuto rimase ferito ma l’apparecchio riuscì a riprendere quota per atterrare poi in una radura dove li attendeva un’automobile. Una variante, al genere, andò in scena nel maggio del 2001.

Per far scappare i loro due soci dal carcere di Fresnes, un gruppetto di banditi lanciò da un elicottero che volteggiava sopra il cortile una corda, ma visto che la coppia non era riuscita ad afferrarla dall’alto gli buttarono giù mitra e pistole. Finì con una gigantesca sparatoria. «Papillon» è tramontato.

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