La fuga di Valverde finisce dai Nas

RomaBastano poche ore a Roma e Alejandro Valverde si ritrova indagato. È accusato di doping e, almeno alla Procura della Repubblica della capitale, esistono le prove di un suo coinvolgimento. Ecco che quando il ciclista iberico arriva al Foro Italico, ad attenderlo non c’è solo il procuratore antidoping del Coni Ettore Torri che lo ha convocato per chiarimenti sull’ormai famosa sacca numero 18 sequestrata (fra le altre) all’ormai celebre dottr Fuentes, ma anche i carabinieri dei Nas che gli notificano un avviso di garanzia. «Un atto dovuto, Valverde si dichiara innocente», dirà poi l’avvocato Cecconi, che assiste il collega spagnolo Rodriguez nella difesa del corridore.
Tutto ciò dopo un colloquio di circa 45 minuti con il procuratore Torri nei quali la difesa del ciclista ribadisce l’estraneità ai fatti e contesta «la totale indeterminatezza degli elementi» che hanno portato alla convocazione del ciclista spagnolo, oltre che gli «aspetti di procedura e normativa» che impedirebbero alla Procura antidoping di agire. «La nostra presenza è stata un atto di cortesia, ma al mio assistito non è stato contestato il come, il dove e il quando della violazione», precisa Cecconi. Che annuncia la preparazione di una memoria difensiva, da presentare entro 15 giorni.
Il procuratore Torri è tranquillo, sa di avere in mano prove che inchiodano il corridore spagnolo. «Le eccezioni della difesa sono state ritenute tutte infondate dal punto di vista procedurale - spiega il capo della procura del Coni -, noi abbiamo la possibilità di procedere anche su atleti di altre federazioni». E sulla «vaghezza» dell’accusa risponde: «Quando c’è una convocazione vengono indicati gli articoli violati. Anzi la procura ha specificato alla difesa quali erano i documenti in suo possesso (sulle sostanze da assumere e sulle somme da pagare a chi forniva tali sostanze, ndr) e chiarito che facevano riferimento all’indagine Operacion Puerto, ma loro non hanno inteso rispondere perché puntano unicamente sull’eccezione di giurisdizione. Attraverso i documenti trovati negli uffici di Fuentes, è stata accertata identità del Dna del sangue prelevato a Pratonevoso (nella tappa del Tour de France con arrivo in Italia, ndr) col plasma rinvenuto nella sacca numero 18 di Fuentes. Le analisi sono state fatte dalla polizia scientifica su indicazioni della procura penale, a noi sono stati solo trasmessi i risultati al fine dell’abbinamento».
Il caso di Valverde è dunque identico a quello di Ivan Basso, come conferma Torri, che per il suo coinvolgimento nell’Operacion Puerto venne squalificato per due anni. Il procuratore antidoping è pronto a deferire Valverde e a chiedere la stessa pena in caso di mancata collaborazione.
L’avviso di garanzia ricevuto dai Nas dovrebbe far scattare lo stop alle corse, secondo il codice etico. «Al momento Valverde può correre, non ci sono divieti o sospensioni disciplinari», sottolinea l’avvocato Cecconi. «Se verrà sospeso? Ne abbiamo la facoltà, ma per ora non abbiamo ancora esaminato questa possibilità - dice Torri -. Può correre? Resta da vedere...».

Il procuratore antidoping ha poi ricordato che il caso di Valverde probabilmente non resterà isolato: «Ci sono altre 90 sacche di plasma, e non sono solo ciclisti».
Intanto il ciclista tedesco Stefan Schumacher, risultato positivo alla Cera durante l’ultimo Tour de France, è stato squalificato per due anni in Francia dall’agenzia antidoping transalpina.

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