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Le Furie Rosse trovano l’Honduras giusto per tornare a veleggiare

Eccole, le furie rosse che tutti aspettavano. Eccola quella formazione ammaliante che tutti godono a vedere in campo. Eccoli i campioni d’Europa: Honduras annichilito, dimenticato il passo falso svizzero, ora per la Spagna c’è ancora spazio per andare a vincere il girone, si deciderà nella sfida (da vincere) contro il Cile. Ma adesso tutto sembra molto più semplice.
Villa, il migliore: due gol, una traversa, un rigore fallito. Sembra faccia tutto lui in questa Spagna, ma non è così: nel conto bisogna aggiungere pure un’altra manciata di azioni in velocità, tre passaggi e si va in porta. E all’Honduras nemmeno le briciole. Chi pensava ad una Spagna imprigionata nel proprio tiki-taka ha dovuto ricredersi, il ko con la Svizzera era stato soltanto un passaggio a vuoto, la prima delle due finali - come Del Bosque aveva definito le sfide con Honduras e Cile - è una passeggiata di salute.
C’è meno fraseggio, ma c’è più velocità rispetto alla sconfitta con gli svizzeri. Il copione è sempre lo stesso: palla a Xavi Hernandez che puntualmente ha tre possibilità di passaggio, Villa a sinistra, Jesus Navas a destra, Fernando Torres al centro. Dopo sette minuti di gioco Villa aveva già preso una traversa, calciando di destro da distanza siderale, al 10’ Xavi Hernandez ne ha messi tre davanti al portiere ma Sergio Ramos ha incornato fuori. Non appena le squadre hanno messo piede in campo, il gol delle furie rosse era già nell’aria. Questione di Dna. L’Honduras ha provato a spaventare gli spagnoli, Del Bosque non ha mosso un baffo, sembrava tutto pianificato, un modo semplice semplice per far uscire dal guscio gli avversari. E infatti come Mendoza ha concesso un centimetro di spazio a David Villa è arrivato il vantaggio «roja». Stop, esterno, interno, dribbling, finta, fiondata all’incrocio, gol. Tutto di destro, tutto molto bello. A quel punto, erano passati 17 minuti dal fischio d’inizio, il ct spagnolo ha tirato un sospiro di sollievo, si è alzato, si è sistemato l’impermeabile e ha dato qualche indicazione con le mani. Ma non ce ne sarebbe stato bisogno. Sette undicesimi della squadra provengono da Barcellona e Real Madrid, i primi due club spagnoli, il ct può permettersi di tenere in panchina Fabregas, Iniesta (non al top della forma) e Pedro, questa è gente che gioca a memoria. E se non è arrivata la goleada un po’ è colpa del niño Torres: ha sbagliato due gol che non sembrava nemmeno lui. Poi, come è iniziata la ripresa e l’Honduras ha appena accennato un attacco, Jesus Navas è partito imprendibile in contropiede e ha dato a Villa la palla del raddoppio, una rete viziata dalla decisiva deviazione di Chavez che ha mandato fuori giri l’estremo difensore Valladares. Il neo attaccante del Barcellona ha avuto anche la possibilità di entrare nella storia del calcio spagnolo, nessuno è mai riuscito a mettere a segno più di quattro gol al Mondiale, lui poteva raggiungere quota 5, ma ha calciato a lato il rigore che Jesus Navas si era procurato.

L’appuntamento con la storia sembra essere soltanto rimandato.

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