Roma

Furti, rapine, sequestri Tre volte in manette torna sempre in libertà

Era stato pizzicato con della refurtiva il 7 dicembre di 2 anni fa e arrestato per ricettazione dai carabinieri di Monterotondo; poi neanche due settimane dopo era stato sorpreso a rubare in un appartamento di Tivoli, arrestato e sbattuto in carcere, poi rimesso in libertà in attesa del processo. Invece di presentarsi in tribunale Ramjia, romeno allora appena ventenne, il 25 gennaio successivo era di nuovo in una caserma dell’Arma, in via Castellini, a rispondere ai carabinieri dei Parioli della provenienza di altri oggetti risultati rubati e trovati in suo possesso.
Galera? Espulsione? Macché. Tempo un mese e il ragazzo è pronto al «salto» e con due complici organizza persino il colpo a un italiano. Il fattaccio è del febbraio del 2006, quando Ramjia con due connazionali, dietro la promessa di una serata particolare, pensa bene di tirare la trappola a un conoscente di 47 anni. Una volta con lui, anziché assecondarlo, i tre gli fanno bere un caffè nel quale avevano versato del narcotico. Per stordirlo per benino giù pure calci e pugni, fino a rubargli cellulare e portafoglio e poi trascinarlo come un sacco dentro la sua auto e abbandonarlo, imbavagliato e legato, in una traversa della via Salaria. Bravata che gli valse un mandato di cattura emesso dalla Procura di Tivoli per rapina in concorso, sequestro di persona e lesioni personali. Da allora s’è dato alla macchia, pensando di farla franca ancora una volta, convinto che i suoi conti col sistema giudiziario italiano fossero destinati a restare una partita perennemente aperta a suo favore, con processi fin troppo facili da dribblare e cartellini rossi puntualmente aggirati. Tanto sicuro di sé da restare a Roma, nella stessa periferia nord, vivendo d’espedienti e girovagando dove capitasse. Poi il dramma di Giovanna Reggiani, la donna uccisa da un romeno a Tor di Quinto, il levare di scudi contro le maglie larghe della giustizia buonista, il «giro di vite» imposto alle forze dell’ordine. Ecco, dunque, l’altro giorno, l’epilogo alla brillante carriera della baby-primula rossa. «L’abbiamo fermato durante un normale controllo - spiega Carlo Giannini, luogotenente della compagnia di Monterotondo - dopo un riscontro ai terminali è saltato fuori che era latitante da più di un anno e mezzo, una nostra vecchia conoscenza insomma». Il romeno è rinchiuso a Rebibbia.

Per ora.

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