Furto in basilica, sparita la tela di San Girolamo

È solo l’ultimo d’una lunga serie di colpi messi a segno dai «topi d’arte»

Daniele Petraroli

L’ultimo furto è del 5 aprile scorso. Ore otto di sera, le porte della chiesa stanno per essere chiuse, in giro non c’è nessuno, così è facile per i ladri scavalcare il cordone, arrivare al dipinto e portarsi via la tela dell’artista pesarese Carlo Gavardini che raffigura «San Girolamo Emiliani con orfano davanti alla Madonna». Siamo all’Aventino, nella settecentesca Basilica dei santi Bonifacio e Alessio, una delle chiese più belle (e più gettonate per i matrimoni) della Capitale. E, evidentemente, anche una delle preferite dai ladri d’arte. Il quadro di Gavardini, infatti, è solo l’ultimo furto di una lunga serie. Per prime sparirono le colonnine di marmo della cappella del santissimo Sacramento durante i lavori di ristrutturazione del ’96. Nonostante l’allarme che proteggeva anche allora il tabernacolo in cui è custodita l’icona della Vergine (opera del XII secolo meglio nota come «Madonna dell’intercessione») nulla riuscì a impedire il furto. «In realtà - raccontano nella basilica - in quei giorni avevamo staccato l’allarme. Il via vai dei muratori lo faceva scattare ogni cinque minuti». Risultato: colonnine del 1700 volatilizzate e polemiche a non finire. Poi è stata la volta dei fregi sulla tomba di Gian Vincenzo Gonzaga, primo cardinale titolare della basilica. I simboli della famiglia, in semplice ottone, sono stati staccati uno dopo l’altro. Ora dei cinque originari ne sono rimasti solo due. «Anche qualche giorno fa abbiamo trovato un drogato, che cercava di portarsi via altri fregi dalle colonne della cappella del santissimo Sacramento». Sulla sparizione del «San Girolamo», dopo i rilievi effettuati dai carabinieri della stazione Aventino, sta indagando il Comando tutela patrimonio culturale dell’Arma. Per il momento si stanno monitorando i canali utilizzati di solito per lo smercio delle opere d’arte trafugate, piccoli ricettatori noti alle forze dell’ordine. Ma non si trascura neppure l’ipotesi che il dipinto possa essere venduto al mercato di Porta Portese. La tela di Gavardini (che risale a metà Ottocento), infatti, non ha un grande valore economico. La sua quotazione si aggira tra i 15mila e i 20mila euro anche se, essendo stata rubata, potrebbe essere venduta per molto meno, 5-6mila euro circa. Per i Padri Somaschi, però, ha un enorme valore affettivo visto che raffigura il fondatore del proprio ordine, San Girolamo Emiliani. «Valgono molto di più l’icona della Vergine - spiegano - che comunque è protetta da un allarme sempre attivo e il quadro di Sant’Alessio che risale al 1600. È l’unica immagine che si ha del santo».

E proprio quest’ultimo è il più a rischio. Appeso con due semplici chiodi ad appena tre metri d’altezza lungo la navata destra della basilica potrebbe diventare il prossimo facile obiettivo dei predatori di opere d’arte.

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