Cronache

«Il G8 a Genova fu una trappola della Sinistra»

«Il G8 a Genova fu una trappola della Sinistra»

Quasi non passa giorno ormai che, per un motivo o per l’altro, il tormentone «Giuliani» non finisca con l’arricchirsi di nuovi spunti. È di fatto confinato nelle aule: quella giudiziaria, nella quale anche l’ex-carabiniere Placanica ha ogni legittimo diritto di chiedere che gli sia resa giustizia (penale e civile); quella parlamentare, dove - a quanto pare - la signora Heidi ha palesi difficoltà a entrare in qualità di senatore (nonostante la «buona volontà» di Malabarba). Tutte queste vicende hanno acquisito ormai un carattere che si potrebbe dire prevalentemente personale e tuttavia vanno ben oltre il mero interesse di cronaca. Ci continuano a rammentare - ed è un loro pregio - le ignobili vicende che hanno portato (nelle giornate del 20 e del 21 luglio del 2001) al «sacco di Genova». Difficile, ripensando a quei giorni, non sentir riaffiorare l’indignazione, quando - in un contesto internazionale - arrivò la risposta dell’estrema Sinistra italiana (ovviamente «democratica», ovviamente «antifascista») al governo di centro-destra liberamente eletto dai cittadini, solo pochi mesi prima. Circa 500 Black Block venuti da ogni dove (ma capaci di muoversi per le strade della città meglio dei residenti stessi perché supportati da consiglieri dell’ampia area politica in odor di «santità» comunista) hanno trascinato, con effetto da stadio accresciuto dal furore ideologico, all’opera di devastazione (costata 20 miliardi delle vecchie lire) attorno alle 10mila persone fra quelle partecipanti ai più svariati cortei. Le diverse complicità «parlamentari» nel maggior partito dell’estrema Sinistra (Rifondazione Comunista) e negli altri partitini (Comunisti italiani, Unitari, ecc.) il bello sposalizio sinergico con le frange degli anarco-insurrezionalisti si ebbe ad evidenziare ad un punto tale che la «canea garantista» all’opera in quei giorni, presso i giornali di opposizione al governo Berlusconi, quella per intenderci che per bocca dell’onorevole Massimo D’Alema parlava di «repressione cilena», fu ad un passo dal vincere l’Oscar dell’umorismo involontario.
A distanza di cinque anni ci rimane dal punto di vista politico-sociale (di ordine generale) un nodo irrisolto e forse nel breve periodo irresolubile: il G8 fu un momento eccezionale che convogliò a Genova centinaia di migliaia di manifestanti ma (a parte il numero ampio di stranieri & turisti progressisti in trasferta o scampagnata) fu anche il momento di massima espansione aggressiva di quelle organizzazioni squadristiche di Sinistra che da qualche decennio non mancano in ogni occasione di far sentire la loro presenza nei momenti di maggiore tensione. Una parte della Sinistra stessa la deplora ma può davvero fare a meno di queste notevoli forze di pressione? Sono in fondo avanguardie che ormai fanno parte del paesaggio (politico) italiano e sono utili per far scardinare (da parte di chi ne tira le fila) quelle situazioni che altrimenti volgerebbero a favore dei governi avversi alla Sinistra stessa.
Il G8 costituiva tra l’altro un’eccellente vetrina per il governo Berlusconi appena eletto e tempestiva è arrivata la risposta. Se estrapoliamo dai differenti contesti il meccanismo tattico e strategico posto in atto nell’ambito del G8, si può dire che è dagli anni ’70 del secolo scorso che si va avanti in questo modo.

È da pensare che non finirà tanto presto.

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