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Un gallo guida gli azzurri alla battaglia d’Irlanda

Paolo Bugatto

da Dublino

Si incomincia per non finire all'ultimo posto. Si incomincia per prendere la vera misura al nuovo corso dell'Italia del rugby. Contro l'Irlanda di Eddie O'Sullivan, gli azzurri di Pierre Berbizier debuttano questo pomeriggio (ore 14,30 diretta su La7) nella settima edizione del Sei Nazioni. 30 partite, tre vittorie e tre cucchiai di legno passati per per le mani delle gestioni tecniche neozelandesi prima di Bradley Johnstone e poi, più recentemente, di John Kirwan. È la prima volta di un francese sin dai tempi di Georges Coste, il piccolo Napoleone che, alla guida della cosiddetta generazione di fenomeni, il sogno del torneo più antico del mondo lo ha conquistato venendo a cogliere lo scalpo irlandese in una fredda sera di Dublino di nove anni fa. La parentesi All Black quindi può dirsi chiusa. Si torna alle origini latine, quelle più vicine. In più, Berbizier mette un pizzico di concretezza. Che non guasta. La ricetta per i miracoli non c'è. L'unica strada è quella del lavoro e della applicazione. E quindi poco importa se Troncon starà davanti alla tv a vedere l'azzurro in sedici noni. Poco importa se il barbarian Andrea Lo Cicero dopo 23 partite da titolare, per una volta partirà dalla panchina. A Berbizier non è piaciuto il pilone della Conad L'Aquila nell'ultimo test. La conseguenza è allora quella di una squadra a metà tra l'emergenza e lo stato di necessità. Senza un estremo di ruolo Berbizier è costretto a dirottarvi Stoica che non ha più vestito maglia numero 15 dal marzo 2002. Tra i centri c'è molta fiducia in Mirco Bergamasco chiamato a far coppia con Gonzalo Canale complice la pesantissima assenza di un ariete come Andrea Masi. Poi in mediana ci sarà ancora Ramiro Pez. È l'uomo della partita di Cordoba ma anche l'uomo alla disperata ricerca di una maggior tenuta difensiva. L'Irlanda ritrova il talento del suo capitano Brian O'Driscoll. Ma soprattutto uomini di peso e centimetri come O'Connell e O'Kelly che potrebbero dare un senso alla fase di conquista. Non sono i favoriti, ma restano una squadra esperta che guarda al sodo. Fare poche cose ma farle bene è il credo della squadra di O'Sullivan che il championship non lo ha mai vinto. Anche quest'anno la musica resterà la stessa. Francia, Inghilterra e Galles che negli scontri diretti si giocheranno il torneo. Potrebbe non scapparci il Grande Slam visto l'estremo equilibrio che regna tra le cosiddette grandi. Più probabile l'assegnazione del cucchiaio di legno con la Scozia di Frank Hadden che, salvo sorprese, se lo giocherà al Flaminio proprio contro gli azzurri a marzo. Gli ingredienti perché sia il solito grande show ci sono tutti. Italia triste? Ora con Berbizier al timone la musica sembra molto diversa. In ogni partita della sua gestione gli azzurri sono sempre andati a segno e anche più di una volta. Berbizier è stato chiaro. «Dobbiamo giocare al 100 per cento e non pensare al resto. Se gli avversari dovessero fare un passo falso, tocca a noi approfittarne».

Il resto è puro, semplice rugby.

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