(...) la mozione Mussi. Così logica vorrebbe che, una volta sancita la scissione post-congressuale, la sede passasse nelle mani di Sinistra democratica. Ma le cose non sono andate in questo modo. I seguaci di Fassino, infatti, non hanno alcuna intenzione di mollare la presa.
A renderlo noto è il segretario della Sinistra democratica dellXI municipio Natale Di Schiena, costretto a mandare una lettera al sindaco e probabile leader del Pd Veltroni. I toni sono pacati, almeno inizialmente, lo stile è confidenziale ma il contenuto chiarissimo. «Al congresso di sezione la maggioranza degli iscritti si è schierata contro la nascita del Partito democratico - si legge - votando la mozione Mussi che ha raggiunto il 62% dei voti, la mozione Fassino si è attestata al 34%, il resto va diviso tra la mozione Angius e una percentuale di voti bianchi e nulli». E lì a snocciolare le cifre. Centoventitrè voti per Mussi, 73 per Fassino, 4 ad Angius. «A questo punto, in ragione della vittoria congressuale, abbiamo posto la questione di poter utilizzare pienamente la sezione Garbatella perché la democrazia nasce dai numeri e i nostri sono imparagonabili. Ti faccio notare che nelle sezioni in cui ha vinto la mozione Fassino, i nostri compagni sono stati cacciati anche in malo modo, mentre in quelle dove ha vinto Sinistra democratica cè la pretesa di rivendicare una presenza non si capisce sulla base di quale regola».
Laccordo del 13 luglio tra le due anime dei Ds (condivisione della sezione fino al 14 ottobre che avrebbe poi ospitato la federazione romana di Sd), a quanto scrive Di Schiena («dopo pochi giorni i rappresentanti dei Ds locali hanno iniziato a disconoscere laccordo, procedendo come se nulla fosse accaduto») è ormai lettera morta.
Da qui il durissimo attacco al suo ex partito: «Francamente vivo questatteggiamento dei Ds come una volontà di annientamento dellaltro, come dire: un intreccio tra stalinismo e arroganza, una specie di definizione di sé in quanto sovrano che decide dello stato deccezione e, quindi, una concezione che prevede una costante mobilitazione totale contro i diversi». La lettera termina con un accorato appello al futuro segretario del Pd nel nome della «difesa dei nostri diritti».
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