Gavrila nega ogni responsabilità per la violenza del Pigneto

Il romeno in carcere per lo stupro della Caffarella respinge l'accusa di aver abusato anche di una ragazza di 23 anni nel luglio scorso, Eppure il test del Dna e alcune intercettazioni telefoniche lo incastrano. Condannato per la ricettazione di una macchina

Il Dna dice che è stato lui a violentare una ragazza di 23 anni nel parco del Pigneto, nel luglio scorso. E ci sono anche alcune intercettazioni telefoniche ad incastrarlo. Ma Oltean Gavrila, il romeno in carcere per la violenza della Caffarella, nega ogni addebito. Non è stato lui ad abusare di quella giovane. Lo ha ribadito durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Gugliemo Muntoni, che mercoledì scorso ha emesso nei suoi confronti, su richiesta del pm Vincenzo Barba, un'ordinanza di custodia cautelare anche per lo stupro del Pigneto. I test effettuati dalla polizia scientifica sugli abiti che indossava la vittima confermano che il Dna isolato è proprio quello di Gavrila. E proprio lui, del resto, si sarebbe vantato dello stupro con il connazionale Iount Jean Alexandru, arrestato assieme a lui per la violenza della Caffarella. Iount lo aveva rivelato alla polizia durante il suo primo interrogatorio e i riscontri scientifici hanno confermato le sue parole. Di più. Il telefonino rubato alla ragazza durante l'aggressione è stato ritrovato nella disponibilità del figlio di Gavrila. Ma su questo punto l'indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Cercheremo di chiarire i fatti esattamente così come si sono svolti - ha detto l'avvocato Carlo Scepi, che assiste lo straniero - soprattutto gli espisodi di contorno e le modalità di esecuzione del reato addebitato. Dobbiamo anche chiarire la percentuale di compatibilità del Dna, anche perché risulterebbe che c'erano altre tracce. Comunque dobbiamo studiare ancora le carte. Valuteremo se presentare ricorso al tribunale del Riesame». A proposito dell'accusa di rapina, il legale vuole verificare se le intercettazioni che accusano Gavrila riguardino proprio un parente del romeno o se ci sia stato un errore di persona.


Per l'immigrato, intanto, sono arrivati altri guai giudiziari: è stato condannato dal giudice del tribunale monocratico Anna Maria Gavoni a un anno e quattro mesi, senza sospensione condizionale della pena, per la ricettazione di una Ford Fiesta targata Viterbo. Fatti che risalgono al 6 maggio del 2007.

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