Londra - Westminster scricchiola sotto il peso dello scandalo dei rimborsi facili. A seguito dell’inchiesta avviata sulla vicenda ieri si è appreso che tre parlamentari laburisti e un Lord conservatore sono stati incriminati per frode, reato per il quale è prevista una pena massima di sette anni di reclusione. I tre laburisti sono Elliot Morley, David Chaytor e Jim Devine. Il primo, ex ministro, si era fatto rimborsare ben 30mila sterline per coprire gli interessi di un mutuo ipotecario per una proprietà a Winterton, il secondo aveva utilizzato i soldi pubblici per pagare un mutuo di 18mila sterline per un’abitazione che aveva in comproprietà con la madre e per l’acquisto di servizi tecnologici per 1.950 sterline, l’ultimo si era fatto pagare dai contribuenti 3.240 sterline per servizi di pulizia e ben 5.505 per le spese di cancelleria. Lord Hanningfield, conservatore, che è anche ministro ombra per gli Affari, dovrà rispondere di ben sei capi d’accusa, tutti relativi a rimborsi illeciti. Nei prossimi giorni potrebbero esserci anche ulteriori incriminazioni come ha dichiarato il direttore della Pubblica Accusa, Keir Starmer. «Non abbiamo prove sufficienti per perseguire il laburista Lord Clarke - ha spiegato ieri - ma un sesto caso è ancora al vaglio degli inquirenti». Tutti e quattro i parlamentari non verranno arrestati per ora, ma dovranno presentarsi di fronte ai giudici del tribunale di Westminster l’11 marzo prossimo. La Corte si trova a pochi passi dalla loro abituale sede di lavoro.
Ieri, in una nota stampa congiunta, i tre deputati del Labour hanno respinto al mittente le accuse dichiarandosi «profondamente delusi» e annunciando che difenderanno con forza la propria innocenza. «Sono sconcertato dalla decisione presa oggi - aveva dichiarato poche ore prima ai giornalisti Divine, intervistato di fronte all’ingresso di casa - tutte le accuse che mi sono state fatte possono essere spiegate facilmente». Secondo i deputati il problema dei rimborsi avrebbe dovuto essere risolto internamente dalla Commissione parlamentare per gli standard, mentre nell’inchiesta sono stati usati approcci differenti per ogni caso. Anche Lord Hanningfield, accusato di disonestà per aver chiesto rimborsi ai quali sapeva di non aver diritto, si è dichiarato innocente, ma ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato per non creare ulteriori imbarazzi al partito. I laburisti Chaytor e Morley invece erano già stati sospesi in maggio quando un’inchiesta del Daily Telegraph aveva fatto scoppiare la bomba come ha ricordato lo stesso primo ministro Gordon Brown ieri, appena diffusasi la notizia. «Sono molto adirato per quello che è accaduto - ha detto ieri il leader laburista - eravamo già intervenuti mesi fa per togliere a queste persone il diritto di presentarsi come candidati del nostro partito. Le accuse che vengono mosse nei loro confronti sono gravissime e come tutte le accuse criminali devono essere vagliate. Si tratta di una questione di competenza dei magistrati».
Quanto sia urgente rivedere il sistema dei rimborsi lo dimostrano i risultati finali dell’inchiesta del pubblico ministero.
Se infatti soltanto quattro deputati sono stati ufficialmente incriminati, oltre la metà del Parlamento (390 parlamentari) sarà costretto a restituire circa un milione di sterline per spese effettuate illegittimamente tra il 2004 e il 2008. La più sfrontata? L’ex sottosegretario al Turismo Barbara Follett che dovrà restituire 42mila sterline spese per i pattugliamenti davanti alla sua casa e ben 6 linee telefoniche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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