Londra - «Una volta tanto nella sua vita ha fatto qualcosa di decente», ha decretato il Mail . «Gesto generoso o coscienza sporca?», si è chiesto il Guardian. Qualcuno l’ha chiamato un atto di coraggio, qualcun altro l’ha definito soltanto l’ennesimo gesto di egoismo. Non c’è dubbio però che la decisione di devolvere i proventi del suo ultimo libro alla Royal British Legion, l’associazione che assiste i reduci di guerra e i loro familiari, abbia riportato l’ex primo ministro britannico Tony Blair sulle prime pagine dei giornali. L’arte della politica, chi ne è maestro non riesce mai a sfuggire del tutto al suo fascino. L’ex leader laburista non fa eccezione. Passato il testimone, Blair non ha mai smesso di far politica. Non sorprende dunque la scelta di donare l’intero ricavato della sua ultima fatica letteraria – A journey , che sarà presentato l’8settembre alla libreria Waterstones di Piccadilly – nonché l’anticipo di 5,6 milioni di euro già incassati per il libro, sia già stata commentata da tutti come un atto politico. Come evitarlo del resto. L’entrata in guerra contro l’Irak ha segnato e compromesso la carriera di Blair che fino ad allora sembrava procedere con l’energia di uno schiacciasassi e quando se n’è andato lasciando in eredità a Gordon Brown un’economia già in crisi e delle forze armate allo stremo, sono stati in molti a non perdonargli i facili guadagni della su nuova vita post-governativa.
Il centro di riabilitazione cui andranno devoluti gli incassi delle vendite –ne saranno vendute due versioni, una da 25 sterline (30 euro) e una da 199 (240), autografata e in edizione limitata – dovrebbe venir realizzato entro il 2012 e opererà di concerto con altre strutture della Royal British Legion già attive in Gran Bretagna. Il supporto offerto da Blair costituirà un aiuto sostanzioso, ma il gesto non ha convinto molti parenti delle vittime in Irak e Afghanistan. «Blair vuole soltanto alleviare la propria coscienza, ma quei soldi sono sporchi di sangue», hanno commentato ieri indignati. Qualche giornale ha colto l’occasione per approfondire le conoscenze sull’ammontare del patrimonio accumulato dall’ex premier dal 2007 in poi. Secondo il Daily Telegraph si tratta di un vera e propria fortuna, 24 milioni di euro (ma c’è chi dice 60), racimolati tra consulenze e conferenze internazionali. Ma potrebbero essere anche di più, dato che non sempre, pare, i dettagli dei suoi numerosi compensi sono stati facilmente rintracciabili. Il giornale spiegava ieri che tutti gli ex ministri dovrebbero fornire ogni informazione possibile sui loro guadagni anche una volta abbandonato il Parlamento. Blair però ha ingaggiato una battaglia di due anni con la commissione indipendente che si occupa della materia per tener segreti i dettagli dell’incarico ottenuto dalla UI Energy Corporation, compagnia petrolifera sudcoreana. L’ex leader laburista in questi anni è stato molto richiesto e non soltanto negli atenei e nei circoli più esclusivi di mezzo mondo. Un’unica conferenza in Cina gli ha fruttato 24mila euro, spiccioli rispetto a quanto ha guadagnato con il suo lavoro di consulente esterno per società come JP Morgan e Zurich Financial Service. A un certo punto, racconta il Telegraph , ha perfino creato dal nulla la Tony Blair Associates, per incassare senza dare nell’occhio i ricavi dei suoi consigli elargiti al governo del Kuwait e del Mubadala. Esperti hanno spiegato che la rete di società di Blair ha di fatto impedito l’esatta quantificazione dei suoi averi.
«Queste società non sono trasparenti – ha dichiarato al Telegraph Mike Warburton –non sappiamo da dove viene il denaro o dove va». Anche per questo motivo lo scorso anno Blair non è riuscito a farsi nominare presidente dell’Unione europea. Avrebbe dovuto rinunciare ad alcuni affari troppo lucrosi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.