Generali, Geronzi gioca tutto nell’ultimo round

Oggi Cesare Geronzi è atteso a Milano sul presto. Il jet privato con il quale va e torna sulla rotta Roma-Milano lo aspetta come al solito a Ciampino, destinazione Linate, poi Piazzetta Cuccia, sede di Mediobanca. Dove oggi e domani il presidente della banca d’affari avrà la serie di incontri decisivi per la definizione del vertice delle Generali, compagnia di cui Mediobanca è il primo azionista.
Nelle ultime ore si è chiarito che il candidato numero uno per sostituire Antoine Bernheim alla presidenza triestina è lo stesso Geronzi: il banchiere romano è venuto allo scoperto negli ultimi giorni, in occasione dei ripetuti incontri avuti con i grandi nomi della finanza meneghina e nazionale, a cominciare dal presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli.
Geronzi, a questo punto, si gioca molto: sul suo passaggio a Trieste fa perno una svolta epocale negli equilibri della finanza italiana. Le Generali sono, da oltre cent’anni, la maggiore società finanziaria del Paese, l’unica in grado di confrontarsi alla pari con qualche altro colosso internazionale. Ma fino a oggi la strategia e la guida di Trieste sono state nelle mani di Milano, fatte e disfatte a Mediobanca. Ora Geronzi punta a invertire questa rotta, trasformando Trieste in un potere autonomo. E, giocoforza, depotenziando Mediobanca. Per questo il passaggio non è e non sarà banale. E l’esito, piaccia o meno, decreterà comunque una vittoria o una sconfitta.
Gli schieramenti sono due: da un lato Geronzi, dall’altro il management che, sia in Mediobanca (leggi l’ad Alberto Nagel insieme con il dg Renato Pagliaro) sia in Generali (i due ad Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot) fanno blocco per negoziare equilibri desiderati. E si capisce: a Nagel, un Geronzi a Trieste non può essere gradito per quanto fin qui detto. Tuttavia l’ipotesi che lo stesso Perissinotto possa essere un’alternativa a Geronzi sembra troppo rischiosa: un’eventuale bocciatura dei soci rischierebbe di far fuori Perissinotto anche dal vertice del gruppo. L’unica alternativa, per Mediobanca, sarebbe quella di pescare un jolly da fuori, come il numero uno di Allianz in Italia, Enrico Cucchiani. Che però sarebbe un «esterno» forte in sella a Trieste, con tutti altri tipi di rischi. Sull’altro fronte, invece, Geronzi andrebbe in Generali accettando di essere sostituito a Milano da Pagliaro, con una soluzione che darebbe respiro ai manager di Mediobanca. La parola, da stamane, ai soci di Mediobanca. Con particolare riferimento ai francesi e a Unicredit: saranno le loro posizioni, alla fine, a determinare l’equilibrio finale.
Tecnicamente, infatti, decideranno i soci rappresentati nel comitato nomine di Mediobanca: oltre a Geronzi, Nagel e Pagliaro, anche Tronchetti Provera, Vincent Bolloré e Dieter Rampl. Il percorso prevede che entro il 6 aprile Mediobanca presenti la lista dei 15 consiglieri, compreso il presidente (un paio di posti finiranno poi alle liste di minoranza). L’assemblea del 24 aprile voterà le liste. E la compilazione della lista dipende dal comitato nomine, che si dovrà riunire in tempo per rispettare tale scaletta. Di fatto ciò avverrà entro il 31 marzo, cioè prima delle vacanze pasquali. Quindi mancano ancora 10 giorni. Dieci giorni per trovare un accordo.

E sul tavolo ci sono due date per il comitato nomine: quella di venerdì 26, e quella di martedì 30, che al momento sembra la più probabile: c’è una settimana intera e pure il week end per ragionare e convocare il comitato il 29. Mentre per fare tutto entro venerdì, l’accordo tra i soci dovrà essere trovato nel giro di 2-3 giorni, perché il comitato va convocato almeno 24 ore prima. Un’ipotesi che al momento sembra difficile.

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