Il Genoa contro l’incantesimo durato dodici lunghissimi anni

Non più di 5mila napoletani in un «Ferraris» tutto rossoblù Trenta metri quadrati di maxischermo a Brignole

Il Genoa contro l’incantesimo durato dodici lunghissimi anni

Una certezza c’è. Il Genoa non si sente con le spalle al muro davanti ad un plotone di esecuzione e con la sigaretta del condannato in bocca. Chi pensa così è fuori strada. Semmai l’ultimo desiderio è di conficcarla in un occhio ai pessimisti quella cicca fumante proprio alla vigilia dal match fondamentale col Napoli che vale la serie A. Volontà che Giampiero Gasperini ha inculcato in settimana alla sua squadra che ha comprensibilmente vacillato dopo la sconfitta di Mantova. Pugno che però è stato assorbito come hanno confermato gli sguardi intensi di Rossi e compagni nell’ultimo allenamento effettuato a Pegli. D’altronde basta un piccolo grande sforzo: la tredicesima vittoria di fila al Ferraris dopo averne conquistate dodici. Il tesoretto rossoblù è fatto in casa. E così, indipendentemente da quanto combinerà il Piacenza con la Triestina, se finisce pari può chiudersi allo stesso modo a Marassi e sarebbe festa per tutti, i tifosi del Genoa tra rabbia e scongiuri hanno preparato migliaia di bandiere e altre sorprese per centrare l’obiettivo.
Il Ferraris, tutto esaurito, sarà una bolgia, nel vero senso della parola e pur salvando il gemellaggio che resiste da 25 anni con i napoletani che saranno più di 5.000, l’essenza dello stadio del Grifone avrà una sola anima, quella genoana. Per tutti quelli che sono rimasti senza biglietto, maxischermo a Brignole, così come ha voluto il prefetto di Genova Giuseppe Romano che si è allineato alla decisione del suo collega napoletano Pansa. Furibonda la reazione di Sky, titolare dei diritti tv del campionato. Tullio Camiglier, capo delle relazioni esterne della televisione satellitare ha espresso così il suo dissenso: «Questo è l’unico paese al mondo dove si possa pensare di risolvere i problemi della violenza nel calcio espropriando i diritti acquisiti di società. Siamo esasperati perché è una decisione demagogica che danneggia un’azienda che dà centinaia di posti di lavoro». Ma sia al San Paolo che nei pressi dei giardini di via Caviglia i maxischermi per questione di ordine pubblico ci saranno. A Genova trenta metri quadrati di video e diecimila posti a disposizione.
Dodici anni di attesa esatti (era proprio il dieci giugno del ’95 quando il Genoa retrocesse in B dopo spareggio perso ai rigori col Padova) per la prima lettera dell’alfabeto che è stata bandita dal vocabolario del popolo genoano per errori, per dabbenaggini clamorose, per strani casi e soprattutto per sfiga, sono onestamente tanti, sono semplicemente insopportabili, e almeno per oggi i genoani chiedono rispetto per le proprie tensioni e per le emozioni che possono scaturire dal risultato che solo l’Onnipotente permetterà di far uscire.
Gasperini ha detto che la ruota prima o poi gira per il verso opposto. Prima di lui queste cose le avevano già dichiarate Radice, Perotti, Salvemini, Delio Rossi, Pillon, Cagni, Onofri, Torrente, De Canio, Cosmi e pure Vavassori. C’è qualcosa che non va, ma davvero ci sarà un giorno che la palla invece di andare fuori andrà in porta, oppure da un altro campo arriverà un gol amico e non quello di uno che ti fa sprofondare nella disperazione. E allora potrebbe essere questione di pochissimo anche perché da Enrico Preziosi in primis fino a Piero, che fa l’autista del pullman della società, tutti hanno lavorato in una sola direzione con serietà e convinzione di potercela finalmente fare. Il Genoa quel giorno aspettato, e che scappa sempre via, se lo merita come non mai, subito.
Intanto tra Genoa e Napoli i ricordi non vanno solo al gol di Faccenda che nell’82 al San Paolo significò salvezza tra il tripudio generale perché nel fracco lo prese il Milan, ma si riferiscono alle sfide tra Torrente e Maradona e al festival dei gol negli anni 90 con Aguilera, con Tomas Skuhravy con Bortolazzi e dall’altra parte con Careca e Alemao tanto per fare dei nomi. Era la serie A, quella da cui il Napoli manca dal 2001 ed è un delitto, quanto l’assenza dal calcio che conta del Genoa.
Gli appelli generali alla civiltà, quelli delle forze dell’ordine anti bagarinaggio ed altri ancora, ora lasciano spazio ai giocatori.

Al Napoli può bastare anche un punto, il Genoa ha sì le spalle al muro perché deve fare tre punti, ma può contare su quel muro che avrà dietro di sé perché è rappresentato proprio dalla sua gente che ci crede, come sempre e stavolta con dentro qualcosa in più.

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