
La chiamavano la ragazza del Piper. Oppure «la Divina». Aveva 16 anni e il Piper era una delle prime discoteche di Roma dove si riunivano i ragazzi del Baby boom. Eravamo a metà degli anni '60 e quella ragazzina li faceva ballare e sognare per tutta la notte. Oggi Patty Pravo ha 77 anni e i ragazzi vanno ancora pazzi per lei. Perché li fa ballare e sognare e non si ferma mai. Dal 16 settembre sarà giudice a «Io canto family», condotto da Michelle Hunziker su Canale 5. È eterna, è ancora bella e risponde alle domande come non te l'aspetti. Si piace, giustamente, ma non è narcisa.
Chi è Patty Pravo?
«In che senso? Come essere umano? Non saprei».
Che periodo della vita sta vivendo?
«Sto bene e mi sento una trentenne. Sono felice perché sto facendo un tour meraviglioso con un pubblico stupendo e queste cose ti danno ossigeno».
È ancora appassionata del suo lavoro?
«Sì, è una passione che non mi ha mai abbandonato: sennò non lo farei. Lo faccio perché mi piace, mi fa sentire protetta. Adoro cantare, giocare con il pubblico. Io sono nata per fare questo».
Le sue canzoni, anche quelle vecchie, continuiamo a cantarle e sono sempre attuali. Merito suo o di chi le ha scritte?
«Hanno una melodia e testi particolare particolari. E poi credo che conti molto anche l'interpretazione, come sono cantate».
Tra i cantanti di oggi l'interpretazione conta meno?
«Mi pare di sì. E manca lo studio, che è fondamentale».
Qual è la differenza tra i ragazzi del Piper e i ragazzi di oggi?
«Totale. Eravamo in un' epoca nella quale ci piaceva ridere ed eravamo ottimisti. Ci sentivamo pronti a conquistare il mondo e cambiarlo, e questo era una cosa meravigliosa. Noi affrontavamo la vita sempre sorridendo Ora mi pare che ci sia la dittatura dei telefonini, dei social. È quindi molto più difficile avere una personalità compiuta. La tecnologia omologa».
Quando ha deciso di fare la cantante?
«A tre anni».
Come? A tre anni?
«Sì. Ho cominciato a fare danza e pianoforte a 3 anni. Poi conservatorio».
I primi successi?
«Beh, quelli più avanti. Al Piper, a 16 anni. Ma a 16 anni non venivo dal nulla. Avevo studiato molto».
Quanto è importante?
«Se studi diventi curioso, impari, capisci e poi diventi un'altra persona».
In questi giorni si parla molto delle donne trattate dagli uomini come oggetti su certi siti. Se la ricorda quella sua canzone del 1968, «La bambola»? Lei crede che i maschi considerino le donne bambole?
«Niente di nuovo, mi pare. È molto grave che sia così, e non sarà facile mettere le cose a posto».
«Pazza idea di far l'amore con lui». Cito una sua canzone celebre e bella. Il tradimento è una colpa o no?
«Può succedere, niente di grave. Sono sempre stata una donna libera sotto tutti i punti di vista».
Nella canzone «Pensiero stupendo» invece lei sdogana l'amore a tre. Dobbiamo seguire il cuore o la testa?
«Oh, io preferisco il cuore. Sempre il cuore. Io ho vissuto anche con due uomini».
Davvero? Amava entrambi?
«Si amavano tutti e due e loro si amavano tra loro. Stavamo bene».
E all'aria tutti i canoni?
«Sì. Io ho sempre deciso da sola. Sia nella musica sia nella vita. Non ho mai guardato i canoni».
Però lei ha dichiarato di essere caduta in depressione. È stato un periodo lungo, difficile?
«Non tanto. È durata tre giorni».
Lei ha avuto molti uomini. Le sono sempre piaciuti
«Ho fatto tutto quello che volevo. Con gli uomini e con la musica. Ho cambiato genere musicale cento volte».
Le fa paura il correre del tempo?
«No».
Non ha per lei effetti negativi?
«Qualche fidanzato in meno. Basta».
La vecchiaia non è uno spauracchio?
«Sta bene il corpo, sta bene la mente, sono ancora carina».
L'essere bella è stato un valore aggiunto nella carriera?
«Non so. Penso di sì».
Cosa le è mancato in campo musicale?
«La direzione d'orchestra. Io volevo fare quello».
Perché non lo ha fatto?
«Perché esiste il destino».
Lei crede molto al destino?
«No. Dicevo per dire».
Qual è la sua canzone preferita?
«Un pezzo che mi piace molto, ancora, è Tutt'al più e poi Col tempo, di Leo Ferrè. Mi manca Ferré».
Quanto conta lo stile di un cantante sul palco?
«Se lo stile è stile, conta. Se è cafonaggine no».
Cosa è cafone?
«Tesoro mio, qui ci vuole un'ora».
Il nudo è cafone?
«Beh, Coco Chanel diceva che è meglio eliminare i vestiti e tenere i profumi. L'eleganza è innata non dipende dal vestito».
Cosa le fa paura?
«Niente. Finora non ho mai avuto paura di nulla».
Cosa la rende allegra?
«Beh, il mondo, il tramonto. E poi le persone deliziose. I viaggi».
Oltre alla musica ha un'altra passione?
«La pittura, ma è un'attività complicata».
È stata amica di pittori?
«Sì, Mario Schifano, Tano Festa, Fontana e tanti altri».
Che rapporto hai coi vizi?
«Non credo di essere sovraccarica di vizi».
È ligia?
«No, non dire quella parola».
Qualcosa le manca?
«No, cose no. Persone. Gli amici che sono andati via».
Le è mancato non avere avuto figli?
«No. Non ero portata. Solo una volta ho avuto la tentazione. Quando stavo con Gordon Faggeter. Gli dissi: possiamo portarlo sul palco il bambino, lo mettiamo in una culla a dondolo e colleghiamo la culla con uno spago alla tua batteria. Così quando suoni sul tamburo tiri li spago e lo dondoli».
Poi non avete trovato lo spago?
«Già, e abbiamo rinunciato».
Lei è cresciuta con sua nonna. Com'era sua nonna?
«La libertà».
E invece la tristezza di «Ragazzo triste» da dove viene?
«Dal raccordo anulare di Roma in 500 con Gianni Boncompagni. Lui ha sentito la musica e ci ha messo il testo. Io non capivo. Gli dicevo: ma noi siamo ragazzi allegri. Lui però diceva di non fare obiezioni e di dargli retta».
La Rai ve la censurò?
«Sì. E la trasmise Radio Vaticana».
Lei non hai mai creduto al matrimonio ma ne hai fatti cinque. Come mai?
«L'idea non veniva da me. Volevano loro. Non mi costava nulla».
È vero che sta con Simone Folco, il suo assistente?
«Ma per carità! Non è vero. Io e Simone siamo come due fratelli. Che stiamo insieme lo scrivono giornalisti perfidi».
Il titolo del tour che sta facendo è «Ho provato tutto». Quindi la trasgressione. Cosa è la trasgressione?
«Oddio, ma fai domande difficilissime».
Trovi una formula. Tre parole.
«Essere se stessi».