Non so chi di voi ha mai fatto un giro al Campasso. A me è capitato e, insieme a tanta gente onesta e perbene, ho anche respirato un'aria di paura, di insicurezza, di sentirsi foresti e non perfettamente a proprio agio, anche se si è a casa propria.
Chi, come noi che lavoriamo nei giornali, ha a che fare quotidianamente con i «mattinali», i bollettini di carabinieri e polizia che danno conto della cronaca nera, legge ogni giorno di molte rapine, scippi e fatti violenti che avvengono in quel quartiere, dove Certosa si trasforma lentamente in Sampierdarena - terra di nessuno persino toponomasticamente e nei bilancini territoriali del Comune, formalmente Municipio Centro Ovest, ma ancora molto vicino al Municipio Valpolcevera - con via Fillak e via Porro terre di mezzo fra l'autostrada, la via Aurelia, e il West.
Insomma, basta passare mezza giornata al Campasso per rendersi conto che, rispetto ad altri quartieri, ha una maggior criminalità. E basta passarci l'altra mezza giornata per rendersi ugualmente conto che sia la composizione etnica dei residenti, sia la composizione etnica dei responsabili di fatti di cronaca nera (...)
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