Vedete, il futuro di Genova non ha colore, le battaglie giuste non hanno colore. E capisco che è più facile, soprattutto in un momento politico come quello attuale, far scaldare la gente dicendo «no» a questo e «no» a quellaltro, portando ognuno a difendere il proprio orticello con comitati e comitatini, ma - anche a costo di essere impopolari - ci piace ragionare.
E ci piace che chi legge il Giornale, al di là del colore, ami ragionare insieme a noi. Ieri, di prima mattina, ci avevano già dimostrato la loro adesione alla battaglia per costruire un futuro per questa città voci e volti diversissimi fra loro, dal presidente dellAutorità Portuale Luigi Merlo, che viene dal Pd, a Gian Luca Fois che è candidato nella lista del Pdl, da un sincero liberale che mangia pane e von Hayek come Carlo Stagnaro, che è cuore ed anima dellistituto Bruno Leoni a un medico che combatte ogni giorno per una sanità migliore come Leo Metti, quasi omonimo di Leo Messi e comunque funambolo della capacità di pensare liberamente.
Poi, con il passare della giornata, la lista si è allungata, comprendendo anche persone diversissime fra loro - dal mondo dello shipping a quello dellindustria, con la solita quasi totale eccezione della politica, ma lì è quasi la normalità, non cè nemmeno più da stupirsi - tutte accomunate da un elemento: condividevano il nostro articolo sulla lotta per dare a Genova un futuro, senza immobilismo e demagogia, smettendola di ragionare con lo sguardo sul passato.
Insomma, una Genova diversa, una Genova migliore, cè. Basta saperla guardare. E basta che quella stessa Genova non abbassi gli occhi quando la si chiama a raccolta, rinchiudendosi nel suo orticello, in modo esattamente speculare a quello dei comitati e dei comitatini.
Magari più giustificato, magari più nobile, ma comunque autoreferenziale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.