Bentornato Ballardini, non dovevi andare

Ballardini, Malesani, Marino, Malesani, De Canio, Del Neri, Ballardini: così, con orgoglio sportivo da minimo sindacale, due giorni dopo aver detto «Del Neri in eterno» Enrico Preziosi chiude il ciclo infernale degli ultimi 13 mesi certificando il proprio pressapochismo autogollista in danno del Grifone lacero-contuso. La desolante vicenda del Genoa edizione di disgrazia 2012/2013 - che fa seguito al quart'ultimo posto da brividi del 2011/2012 - richiama maledettamente alla mente quella della sciagurata Sampdoria edizione 2010/2011.
Uniche differenze a pro del Grifo, per fortuna non trascurabili: là si sdraiò in panchina il lunare Cavasin, oltretutto privo delle bocche da fuoco Pazzini e Cassano; qui torna in plancia l'affidabile mister del quieto miracolo la cui doverosa riconferma invocarono in molti, a cominciare da chi scrive, disgraziatamente invano; un allenatore vero, che potrà globalmente contare - oso sperare - su almeno un paio di autentici bomber (Borriello, Immobile?, Floro Flores) da 15-20 salvifici gol residuali.
E insomma, bentornato Davide Ballardini, aspetto da spia russa di quelle che non ridono mai, per vero iscritto d'ufficio al novero dei (pochi) gentiluomini del calcio attuale. Buon lavoro, affidabile mister che fummo costretti a salutare con grande pena per le sorti del Grifone. Si faccia valere con Preziosi, prima ancora che con i discepoli che avrà a disposizione.
Tanto per dire, non si fidi - per citare i migliori - dei lentoni tipo Matuzalem e dei lungodegenti tipo Vargas. Bussi autorevolmente alla porta del presidente che ha visto scendere i paganti a quota 562 e la faccia aprire secondo opportunità.


Per quanto riguarda la Sampdoria, per essere certi di salvarsi, nell'infernale ordalia delle 9-10 squadre che vanno da quota 25 del Chievo o 26 del Torino alla 14 del Siena (che in realtà di punti in campo ne ha fatti 20!), non basterà trovare sul mercato un difensore centrale e un centravanti potenzialmente titolari; ci vorranno pure un adeguato rincalzo per Eder (negoziare pressantemente con l'Ascoli il ritorno dal prestito di Zaza, mandando in sostituzione due o tre pedine in soprannumero o un allettante conguaglio in denaro) nonché un affidabile cavallone di fascia sinistra per permettere a Delio Rossi di mettere in campo un robusto «3-5-2» che cancelli la sacrificale bestemmia di Poli o Soriano o Munari o Krsticic o Obiang all'ala e assicuri ai 3 centrocampisti centrali di volta in volta prescelti (nella rosa dei 5 citati più Palombo e semmai Maresca) di poter lavorare, se non in sperabile superiorità, almeno in parità numerica negata - com'è accaduto a Siena - dalla linea «a quattro».

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