Brignole, i giardini dove rischiare la vita è all'ordine del giorno

(...). Giardini Brignole, appunto. Sono passati tre giorni da quando Yassin Mahmod, 38enne marocchino è stato colpito fino alla morte da due rumeni. Ucciso a sprangate, calci e ginocchiate in viso alle tre del mattino proprio fuori dal «Corner», il chiosco di via Cadorna. Per una discussione forse, per essersi intromesso in una lite e aver preso le parti di qualcuno, per un regolamento di conti: il movente è ancora tutto da capire e starà agli inquirenti svelare il giallo e arrivare alla soluzione, mentre giusto ieri sono stati convalidati gli arresti dei due rumeri colti in flagrante venerdì notte da una pattuglia di carabinieri. Ciò che invece resta ancora lontano da una svolta invece, è lo stato di degrado e di abbandono di questa porzione di città. Raccontato, scritto e testimoniato più e più volte da questo giornale così come da tanti altri quotidiani locali e per il quale però l'amministrazione non ha ancora messo a punto un piano di intervento e di recupero, né tantomeno di sicurezza.
Finita la giunta Vincenzi con l'assessore Ottonello allora con delega alla manutenzione e riqualificazione che aveva promesso grandi interventi di restyling dei giardini con tanto di cancellate, telecamere, ripristino della vivibilità, anche per la nuova squadra guidata da Doria questa zona franca nel cuore della Superba pare non essere una priorità.
L'unica a farsi sentire è l'opposizione con il capogruppo della Lega Nord in consiglio Edoardo Rixi, che giusto ieri ha chiesto di poter intervenire nella prossima seduta in Sala Rossa sui «Giardini Caviglia, da anni terra di nessuno». Trascurati e maltrattati sotto ogni punto di vista, anche negli interventi minori e apparentemente di più facile risoluzione, come ad esempio quelli di togliere una volta per tutte i materassi usati dagli zingari come giaciglio che stanno sotto al «bruco» da tempo immemore. O il ripristino della fontana in piazzetta Borella, diventata ormai uno scempio. Con cartoni al posto dell'acqua, rifiuti di ogni genere intorno, suole di scarpe, insegne divelte e gettate a terra. E tutt'intorno, nascoste dalle siepi che fanno da cornice alla piazza, i rifugi dei barboni. Uno addirittura si è costruito una tenda usando i rami come picchetti. Alla luce del sole, in bella vista. Di genovesi che ormai da qui, se mai ci passano, lo fanno di gran carriera per evitare di imbattersi in personaggi poco raccomandabili, e di turisti che sbarcano dalla stazione Brignole e ignari attraversano questa «terra di nessuno». Dove essere pestato di botte, derubato, e persino ammazzato proprio come è successo a Mahmod, sta diventando una possibilità nemmeno tanto remota.
«Gli zingari arrivano verso mezzogiorno - racconta Leo Monopoli, che qui ai giardini Brignole con il suo banchetto di fiori sotto ai tendoni è costretto a stare da più di un anno e mezzo, da quando l'alluvione ha spazzato via il sottopasso Cadorna -. Loro non danno neanche più di tanto fastidio. Ma quando alle 4 del mattino passo dall'altra parte, dove hanno ammazzato quel poveretto, lì si che ho paura».
Al bar «Corner» sono giorni che devono fare i conti con questa brutta storia, e non ne possono più di ripetere ogni volta la stessa versione. Sono stufi di telecamere, di giornalisti, del danno d'immagine che comunque stanno subendo, loro malgrado.

Perché non è vero che la rissa è iniziata nel locale, ci tengono a precisare i titolari e smentendo alcune ricostruzioni poco verosimili dei media. «È successo tutto fuori da qui». Ma vi sentite sicuri voi, in questo giardino? «Siamo tre famiglie a gestire il locale. Ci stiamo perché dobbiamo starci. Certo, se gira la polizia siamo più tranquilli».

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