Se ripensa agli inizi, al suo inizio, gli viene da sorridere: finito nel mondo della danza quasi per una sfida con se stesso, per dimostrare agli amici del sabato sera in discoteca, che in fondo non era così scarso a ballare. Lui che fino a 16 anni aveva fatto solo judo e ju jitsu e che di pliè, grand pliè e relevé non aveva quasi mai sentito parlare. E poi? «Poi nel giro di un anno ero a Londra con una borsa di studio. Dopo due o tre anni in compagnia a lavorare. Non so, la danza mi era congeniale». Carlo Torre, ballerino con Carla Fracci, il balletto di Parigi, Montreux, che ha lasciato la danza per l'insegnamento, la coreografia e la sua compagnia «Balletto di Liguria», ora la sfida la lancia a Genova. Alla sua città, dove la danza, questa sconosciuta, è ancora un mondo inesplorato e misterioso.
Con i suoi ragazzi, tre donne e due uomini, ha messo in piedi «Carmina Burana» di Carl Orff, uno spettacolo fatto di tecnica e una buona dose di emozioni, giocato sull'equilibrio dei danzatori con una struttura di metallo che entra in scena dal primo istante e balla con loro fino alla fine. Parecchie date in estate e altrettanto successo, tra le Riviere e la Superba, e poi di nuovo il 29 settembre al Teatro Garage, con ingresso gratuito. Con una scommessa: «Abituare la gente ad andare a vedere la danza, facendo spettacoli che non siano riservati agli addetti ai lavori», dice Carlo Torre che oltre «Carmina», con la sua compagnia ha già un repertorio pronto da mettere in scena. «Il punto è che a Genova manca la cultura di andare a vedere la danza, manca la pubblicità, mancano i giovani che ballano.
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