Cronache

Genoa, giocare così bene è già la migliore salvezza

(...) prestazioni recenti emerge un elemento, a mio parere, è un'ulteriore rassicurazione che la salvezza è vicina.
Intendiamoci, bene faceva Davide Ballardini a gettare secchi d'acqua ghiacciata sull'entusiasmo dell'ambiente rossoblù che, dopo i primi risultati seguiti all'arrivo del tecnico ravennate, sognava già in grande ed aveva bandito la parola «salvezza» dal suo vocabolario. Invece, il Balla frenava, frenava, con il suo passo dialettico di pianura: «State calmi, non abbiamo fatto ancora niente».
Ora - visto che quando si parla di Genoa è difficile se non impossibile rifuggire dagli eccessi e si vola da vette altissime a sprofondi irraggiungibili da una settimana all'altra e, a volte, addirittura di fronte alla stessa prestazione - le due sconfitte consecutive hanno fatto piombare l'ambiente rossoblù in un clima di cupezza assurda. Fortunatamente, Gasperini ci ha pensato da solo e con il gioco del suo Palermo a zittire orfani e vedove gasperiniani, ma ora si è affacciata una nuova categoria di gufi in azione: sono gli «iachiniani». Cioè i genoani che, pur non sopportando Iachini, temono Beppe a prescindere e ricordano Ravenna, quando impegnandosi al massimo in campo contribuì alla retrocessione del Grifone, e Piacenza, quando impegnandosi al massimo in panchina, contribuì alla mancata promozione del Genoa e poi, indirettamente, a tutto quello che ne conseguì, dalla partita col Venezia in poi. Non bastasse, il fatto che Iachini abbia esternato il suo pensiero, non finissimo, sul Genoa con parole prese a prestito dal generale Cambronne e che per quel pensiero abbia pagato sia in termini di sanzioni disciplinari, sia almeno parzialmente con la mancata conferma alla guida della Samp, ha reso l'uomo col cappellino ancor più temibile agli occhi dei tifosi rossoblù.
Ma, posso dirlo? Penso che sia assurdo che il Genoa si preoccupi del Siena o di Iachini. Sì, certo, la classifica dice che se i toscani vincessero domenica e i rossoblù le prendessero a Firenze (due circostanze entrambe non impossibili), ci sarebbe il sorpasso. E che il Siena, già menomato dai sei punti di penalizzazione di inizio campionato senza i quali sarebbe già davanti al Genoa e dalle vicende societarie e del Monte dei Paschi che ne mettono a rischio il futuro, potrebbe volare sulle ali dell'entusiasmo.
Però, c'è un però. E qui sta il punto. Chiunque abbia visto giocare una squadra di Iachini sa che il tecnico ne spreme il 110 per cento. Ma sa anche che raramente si vede bel gioco. E che, alla lunga, spremi spremi, la squadra rischia di scoppiare. Anche alla Samp lo scorso anno successe qualcosa di simile, pur col lieto fine, e nella regular season la media punti dell'uomo col cappello fu molto simile a quella del tanto vituperato Atzori.
Ma, alla fine, l'elemento decisivo non è nemmeno quello. Andare a infilarsi in una discussione su Iachini credo sia assolutamente controproducente per il Genoa. Così come credo sia sbagliato attaccarsi ai torti arbitrali (reali) subiti nell'ordine contro Palermo, Roma e Milan. E ci voleva un osservatore calcistico onesto come Silvio Berlusconi - nel parere raccolto da un suo bravissimo esegeta come Giampiero Timossi del Secolo XIX - per dire senza giri di parole che il Genoa avrebbe meritato di vincere. Così come avrebbe meritato a Roma e ve lo dice un tifoso giallorosso.
Ecco, il gioco messo in mostra all'Olimpico e al Ferraris, i tiri in porta («più del Barcellona» ha scherzato Balla), le invenzioni tattiche di Ballardini - lo scopritore di Cavani nel ruolo attuale - come lo straordinario Bovo visto a centrocampo venerdì sera, fanno pensare che parlare di arbitri e di Iachini sia sbagliato e minimalista.
La forza del Genoa di oggi è il Genoa. Il suo gioco, la sua intensità, la sua bellezza.

Questa è la miglior garanzia.

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