A Genova soffrono anche i supermarket

«Genova è la piazza più difficile in Italia per la grande distribuzione. Nell'ultimo anno abbiamo avuto una contrazione delle vendite del 7 per cento, non esistono margini per fare investimenti in una città così». Duro, perentorio e sconsolato il ragionamento di Giorgio Rocca, direttore di Nordiconad per Liguria e Basso Piemonte, che ieri ha presentato il bilancio del 2012 del gruppo cooperativo che opera nell'ambito della grande distribuzione alimentare. Un bilancio da leggere sotto un'unica lente: il carrello della spesa è sempre più vuoto e lo scontrino sempre più corto. Sono spariti gli sprechi di cibo e le persone stanno molte attente ai prezzi, tanto che i prodotti proposti in offerta sono pari al 38 per cento delle vendite con i prezzi a marchio Conad che vengono ribassati di quasi il 30 per cento per fare concorrenza ai prodotti da discount, limando all'osso il margine di guadagno.
Un anno difficile che non permette ampi spazi di manovra nemmeno per il secondo gruppo alimentare italiano, con un fatturato che comunque è in crescita e che ha solo due piazze che presentano segnali negativi anche a bilancio: Genova e Alessandria. Ma la preoccupazione maggiore resta proprio riferita al caso del capoluogo ligure dove il gruppo cooperativo ha attivi tredici punti vendita con 151 lavoratori occupati e 45 soci lavoratori per un fatturato da 39 milioni di euro: «Ci sono zone che crescono: poco, ma crescono. È il caso di Sanremo, ad esempio, dove abbiamo avuto un incremento delle vendite del 3 per cento - racconta Rocca -. Genova, invece, non è che va male è proprio crollata. È un sintomo chiaro della crisi economica che sta subendo questa città con tanti disoccupati o cassintegrati: negli ultimi anni nel nostro settore si è venduto molto meno in generale, ma sulla piazza genovese la situazione è desolante». Talmente desolante da far sostenere ai dirigenti del gruppo che in una tara sui costi-ricavi degli esercizi nella provincia di Genova, si potrebbe anche rivedere il livello occupazionale che, invece, non verrà toccato.
Ma la fase di congiuntura negativa non fa ritenere probabile al gruppo Conad di investire per aprire altri punti vendita nella provincia di Genova: «Non apriamo perché è difficilissimo - continua il direttore di Nordiconad -. Se vogliamo accelerare un percorso di sviluppo dobbiamo mantenere negozi di prossimità e acquistare catene di ipermercati, ma al momento non è compatibile».

Inoltre, c'è un altro problema su Genova dovuto al costo dell'acquisto di aree o immobili considerato troppo elevato al metro quadro rispetto ad altri contesti della Liguria. Un altro campanello d'allarme per una città sempre più destinata a vivere il suo lento e costante declino.

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