Cronache

«Con la Juve una vittoria da miracolo»

Un portiere mai banale. Quando giocava c'era chi lo adorava per le doti fisiche e tecniche, chi ne criticava l'esuberanza e chi lo continuava a mettere in contrapposizione con l'eterno rivale Walter Zenga. Lui non passava mai inosservato e, nel bene e nel male, faceva sempre parlare di sé. Stefano Tacconi ha giocato per 10 stagioni con la Juventus, vincendo praticamente tutto quello che si poteva vincere a livello di club, Coppa dei Campioni e Intercontinentale comprese. E poi altri due anni, a fine carriera e molto meno fortunati, con i Genoa di Giorgi, Maifredi e Scoglio. Sabato sera a Torino c'è proprio la sfida tra piemontesi e liguri, e lui, che a 55 anni continua a seguire il calcio con la solita passione, si prepara a vivere l'atteso incontro da doppio ex.
Che ricordi ha della sua esperienza in Liguria?
«Non ho vissuto stagioni esaltanti a Genova. Mi dicevano che ero un “gobbo” e non credo di essere mai entrato nel cuore dei tifosi. Il primo anno ho anche giocato quasi tutte le partite, ma prendevamo troppi gol. La seconda stagione è stata un'agonia: andavo sempre in panchina».
C'è qualche Juve-Genoa, giocato da ex bianconero, che ricorda in modo particolare?
«Da ex, quando ero a Genova, ho incontrato la Juve solo un paio di volte, senza mai vincere. Ricordo un gol subito in Coppa Italia nel 1992 da Moller. Non sono stato impeccabile e abbiamo perso 1-0».
Questa Juve può imitare l'Inter di Mourinho e centrare il triplete?
«Può fare anche meglio. La Juve può vincere tutto e non solo nel breve periodo. C'è tant+a fame di vittoria nel gruppo bianconero e la mentalità giusta per tornare a vincere anche la Champions. In Italia non ci sono proprio avversari e il ciclo bianconero può durare diversi anni».
La Juventus sulla carta dovrebbe vincere facilmente con il Genoa sabato…
«L'esito di una partita non è mai scontato, ma questa Juve sembra imbattibile. Certo, il Genoa avrà l'entusiasmo portato dal cambio di allenatore. Serve un miracolo, però, per portare via punti dalla Juventus Stadium».
Chi del Genoa può mettere più in difficoltà la Juve?
«A me piace Immobile, che tra l'altro vorrà mettersi in mostra per dimostrare di meritare in futuro la fiducia della società bianconera. E ha segnato anche all'andata».
Il primo anno e mezzo di Antonio Conte sulla panchina bianconera come lo giudica?
«Benissimo. Conte è un grande allenatore. Ha portato esperienza, idee e carisma».
A Genova c'è appena stato l'ennesimo avvicendamento in panchina. Delneri ha fallito?
«Delneri avrà anche avuto le sue colpe, ma il presidente Preziosi è ora che si faccia un esame di coscienza e si prenda le sue responsabilità. Non può addossare i problemi che il Genoa ha palesato negli ultimi due anni solo sugli allenatori. Se non dà fiducia e tempo di lavorare ai suoi tecnici continuerà a cambiarli come figurine, senza mai ottenere però risultati importanti».
Ma puntare su Ballardini è una scelta corretta?
«Conosce l'ambiente, essendo già stato a Genova, dove in passato ha fatto bene pur subentrando a Gasperini».
Secondo lei i rossoblu rischiano davvero di retrocedere?
«Io sono convinto che il Genoa si salverà. La qualità della rosa è superiore a quella delle avversarie nelle zone basse della classifica. Non voglio credere che si possa retrocedere con gente come Frey, Borriello, Immobile».
C'è qualche giovane portiere italiano che l'ha colpita? Mattia Perin del Pescara, ad esempio? Ha solo 20 anni, è di proprietà del Genoa e di lui si parla un gran bene.
«In realtà non mi sembra che la scuola italiana abbia prodotto grandi prospettive per il futuro. Perin è acerbo e alterna grandi prestazioni a cali di concentrazione preoccupanti. Non mi convince del tutto e deve crescere tanto. In Italia non vedo portieri destinati a diventare big a livello mondiale».
Buffon invece è sempre una sicurezza?
«Gigi non sta attraversando un gran momento, ma resta il migliore. La speranza è che si riprenda e continui a fare alla grande il suo lavoro».
Come mai nel 2008 è tornato in campo per giocare in Prima Categoria con l'Arquata?
«Sono tornato a giocare a 52 anni per una scommessa, che ovviamente ho vinto.

Sono sempre stato uno che, se viene sfidato, fa di tutto per vincere la sua sfida».

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