«Tutte le sere devo andare in cucina, prendere i mobili e portarli in camera da letto per evitare che piova sopra. Mi chiedo come si fa a sperperare soldi pubblici in questo modo...». Sono passati due mesi e dieci giorni da quando il signor M., 66 anni, pensionato, è andato a vivere in un appartamendo a canone agevolato in vico della Neve, di proprietà di Arte, l'azienda regionale territoriale per l'edilizia. Aveva visto un sindacalista parlare in televisione di questa opportunità degli alloggi ad affitti calmierati, e non ci ha pensato due volte. Ha fatto domanda a febbraio, ad agosto l'hanno portato a vedere il nuovo edificio che sarebbe diventato poi la sua casa e a ottobre gli hanno dato el chiavi della sua nuova abitazione. Ventidue metri quadrati di superficie e una distesa di guai che mai si sarebbe immaginato di dover affrontare subito, appena varcata la soglia d'ingresso.
«Il 2 ottobre mi consegnano l'appartamento in un palazzo nuovo di Arte - racconta il signor M. -. Già il 3 ho fatto un fax perché non funzionava il citofono. Il 26 novembre mi è piovuto al centro della cucina e l'8 dicembre sono arrivati i pompieri perché era scesa troppa acqua. Mi ero seduto a tavola per mangiare ed è venuta giù l'acqua dal soffitto».
Lì dentro, nel palazzo di vico Neve dice il signor M. che è l'unico genovese, gli altri sono tutti cittadini extracomunitari che non hanno alcuna intenzione di sollevare problemi o fare reclami. Per paura. «Io invece non ho paura di nessuno - ribatte lui fiero e combattivo -. Abbiamo provato a chiamare il costruttore, io e i pompieri. Non si è fatto trovare. Arte continua a dire che non è vero niente. Ma guardi un po' le foto e poi valuti lei se è vero o e meno quello che dico». I guai di vico Neve non riguardano soltanto l'abitazione del signor M., ma anche il resto del palazzo, dove lungo i muri si vedono i segni delle infiltrazioni di acqua. «Quando mi hanno consegnato l'appartamento, c'era un vetro rotto alla finestra. Hanno detto che ero stato io, ma come poteva essere possibile?».
«Ci hanno messo sei anni a rifare il palazzo e hanno sbagliato anche la variazione toponomastica. Ma si può?».
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