Oggi mi faccio un po i fatti nostri. Per chiedere a Marco Doria se, qualora dovesse essere eletto sindaco, pensa di essere il primo cittadino di tutti i genovesi o solo quello di una parte di Genova.
Perché vede, caro prof, la netta sensazione è proprio quella. Che lei si sia chiuso in una riserva indiana, con i dongalli della situazione che segnano il territorio, e che fuori da quel territorio, ci siano un po meno diritti. E questo contraddice le sue primissime interviste, in cui spiegava che si rivolgeva a tutti i genovesi e non necessariamente a quelli di centrosinistra, in cui dava il benvenuto alle primarie anche a eventuali elettori del centrodestra, in cui rimpiangeva «educazione e rispetto» della politica di fine anni Settanta e in cui diceva che occorre legittimazione reciproca e non demonizzazione di chi la pensa in modo diverso.
Parole davvero molto belle, che facevano il paio con il racconto di chi lo conosce personalmente che - anche quando non ne condivide una virgola - parla comunque di una persona mite ed educata.
Il problema è che, al momento, rimangono solo parole. E posso testimoniarlo personalmente, visto che per Marco Doria noi del Giornale non esistiamo. Io, ad esempio, non lho mai sentito. E, fra laltro, non ha mai risposto alla nostra richiesta di condannare (...)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.