Cronache

«Sarei rimasto blucerchiato a vita»

«Sarei rimasto blucerchiato a vita»

Un veneto, che ha un terzo di cuore blucerchiato e un terzo napoletano. Per Alessandro Renica Napoli-Sampdoria rappresenta sempre la partita più importante della stagione. L'ex difensore, che con la Samp ha giocato tre stagioni e ha vinto una Coppa Italia nel 1985 e con gli azzurri ha giocato sei anni, vincendo due Scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia, oggi ha 50 anni e allena il Trissino-Valdagno in Serie D, sognando un giorno di poter guidare anche una squadra nella massima Serie.
Lei è stato lanciato ad alti livelli dalla Sampdoria e poi col Napoli ha vinto tanto. Ma le è mai pesato lasciare Genova?
«Ad essere sincero sì. Io non volevo lasciare la Samp. Anche perché al comando di quella società c'era il più grande Presidente che io abbia mai incontrato: Paolo Mantovani. Un Signore con la S maiuscola».
Quindi incontrare i blucerchiati da ex, almeno inizialmente, non era facile, giusto?
«I primi anni era dura. Ero emozionato e contratto, ma in campo cercavo sempre di dare il meglio. Mi ricordo la prima volta che tornai a Marassi da ex. Era il 1985 e perdemmo 2-0. Non giocai una gran partita».
La Sampdoria ha cambiato marcia con Delio Rossi: cosa ha portato di nuovo il tecnico riminese?
«Ha portato la sua grande esperienza. Delio è un maestro nel gestire le situazioni difficili. In carriera ha spesso fatto bene anche da subentrante e sta dimostrando ancora una volta la sua grande conoscenza di calcio».
E come mai il suo ex compagno di squadra Ciro Ferrara ha fallito?
«Non me ne voglia Ciro, ma secondo me deve ancora migliorare tanto tatticamente. Il suo gioco non è equilibrato e se la squadra non è al 100%, non arrivano i risultati. In prospettiva ho intravisto in lui un grande allenatore. Ora però deve fermarsi, rimboccarsi le maniche e tentare di capire i motivi della sua seconda scommessa persa, dopo quella con la Juve».
Il Napoli di Mazzarri è in piena corsa Scudetto: difficile per la Samp fare risultato al San Paolo?
«Difficilissimo, sì. La Samp attraversa un ottimo momento, ma il Napoli non vuole perdere punti. Sa che la Juve, se andrà avanti in Champions, tra marzo e aprile potrebbe avere un calo. E quindi ora gli azzurri vogliono fare più punti possibili per rimanere attaccati al treno Scudetto».
Ma la Sampdoria, secondo lei, si salverà?
«Credo che non avrà problemi. Stanno crescendo i giovani e non parlo solo di Icardi. Obiang, Krsticic, Poli: tutta gente che ha dimostrato di poter fare la A ad ottimi livelli. Delio, poi, li guiderà ad una salvezza tranquilla».
Lei che è stato un maestro della difesa, ci indica i migliori difensori della Serie A?
«Per me il meglio in Italia in difesa lo si trova nella Juve. Barzagli non sbaglia la partita, Bonucci ha 25 anni ma gioca con esperienza, come se ne avesse 35. La difesa bianconera è una delle migliori in Europa».
Con il suo Trissino lo scorso anno ha vinto il campionato di Eccellenza. Come mai ha scelto di allenare in questa società?
«Perché ho sempre preferito rimanere vicino a casa, possibilmente in Veneto (abita a Verona ndr). Ho allenato e vinto tanto anche nel Chioggia e ho fatto una lunga gavetta in Eccellenza e Serie D».
E se arrivasse una chiamata da qualche club veneto importante, come Vicenza o Padova, accetterebbe?
«Certamente. Chiunque ambisce sempre a salire di categoria. Io i patentini da allenatore li ho presi tutti. Ho esperienza ed è normale che mi piacerebbe tramutare questa mia grande passione in professionismo.

Se anche non sono club veneti, ma si tratta della Samp, va benissimo lo stesso (sorride, evidentemente il blucerchiato gli è rimasto proprio nel cuore ndr)».

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