«È solo l’inizio della battaglia»

«È solo l’inizio della battaglia»

(...) ci si deve dimettere anche dalla carica. Non finirei mai nel gruppo misto. Ho deciso di lottare dall’interno»
E la sua lotta comincia lunedì al Teatro della Gioventù con gli «Amici del Giornale»?
«Voglio dare voce ad una battaglia che non vuole e non deve essere solo la mia. Voglio dire pubblicamente tutte le cose che mi stanno strette. Voglio sentire se il popolo di centrodestra esiste ancora e se lotta»
Se vuole sfogarsi, pensi anche a noi giornalisti. Da cosa nasce questo sconforto?
«Dall’ultimo anno vissuto nel partito, dal comportamento di molti esponenti nazionali fuori dalla legalità e comunque difesi a spada tratta e salvati dagli arresti. In più sento montare la rabbia delle persone nei confronti dei parlamentari nominati che non devono rispondere del loro operato al popolo: se pensano di riproporci gli stessi, tra un anno, prenderebbero una cantonata colossale. Tra deputati e senatori del Pdl ce ne sono alcuni che non prenderebbero manco il voto del vicino di casa»
I problemi del Pdl sono nazionali o locali?
«Anche locali. Prenda la scelta del candidato sindaco: si è fatto di tutto per cercare un nome al di fuori del partito, scegliendo di non voler valorizzare persone che hanno dato tanto al Popolo della Libertà. Un casino dietro l’altro che ci ha portato a sessanta giorni dalle elezioni senza un nome. E bisogna ringraziare Pierluigi Vinai che ci ha voluto mettere la faccia»
A proposito, cosa pensa del progetto lanciato da Vinai?
«Francamente non l’ho capito. Forse potrò anche esserne interessato, aspetto di approfondire»
Tornando all’incontro di lunedì prossimo. Alla fine della riunione si torna tutti a casa e finità lì?
«Macché. Quella sarà solo la prima tappa. I resoconti degli interventi finiranno ad Angelino Alfano. Vorrei che il nostro segretario nazionale, che come persona giovane e capace rappresenta una speranza per il futuro del Pdl, sappia capire. Altrimenti io non mi fermo: vado in piazza per una protesta pubblica. A costo di portarci quattro persone mi metto a De Ferrari con un palchetto ma voglio portare avanti la protesta di gente stanca di questo modo di fare politica»
Ma allora questo è il predellino di Rosso?
«Se fossimo a ridosso di elezioni le direi che potrei pensare ad una lista civica che possa convogliare la protesta. Ma ora no.

Preferisco sposare un progetto politico nazionale e sul locale, se si vuole, si può anche puntare su un movimento civico»
È una specie di rottamatore alla Matteo Renzi. Non pensa che a dire troppe verità poi verrà castigato?
«Guardi io la battaglia la faccio. Lo devo ai miei figli, alla mia famiglia. Se poi andasse male non avrò nessun rimpianto e tornerò alla mia professione».

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