SOLO PAROLE DI CARTA

La tesi di Claudio Marsilio, dottore di ricerca in storia economica e sociale all'Università Commerciale «L. Bocconi» di Milano, diventa, parzialmente rielaborata, un libro: «Dove il denaro fa denaro. Gli operatori finanziari genovesi nelle fiere di cambio del XVII secolo». Un saggio rigoroso e innovativo, scritto con chiarezza, senza trascurare la spiegazione dei termini tecnici, in modo da renderli comprensibili anche ai non addetti ai lavori. Che cosa sono le fiere di cambio del Seicento? Sono fiere di denaro, luoghi cioè in cui i massimi operatori europei della finanza e del credito si incontrano quattro volte all'anno per compensare crediti e debiti ma anche per fissare il corso dei cambi delle principali monete. Un'importante fiera di questo tipo aveva sede a Novi, nel territorio della Repubblica di Genova, dove le riunioni e il soggiorno dei partecipanti erano organizzati in dimore private.
Il libro fa luce sulle complesse regole e sui riti, finora poco noti, che governavano il mercato del denaro, evidenziando lo stretto rapporto tra cambio delle monete e attività marittime e commerciali. Quando i preziosi mandati di pagamento, che viaggiavano da Barcellona a Genova ben custoditi a bordo delle galere, erano in ritardo a causa del mare grosso, si rinviava la data della fiera.
Attingendo per le sue ricerche in larga parte agli archivi di antiche famiglie genovesi solo di recente aperti agli studiosi, Marsilio offre al lettore la possibilità di vedere in azione come uomini d'affari personaggi magari già noti in altre vesti: gli appartenenti al ceto politico che governava Genova erano infatti spesso anche mercanti e finanzieri, senza divisione di ruoli. Incontriamo Giovanni Antonio Sauli come investitore, Eugenio Durazzo e Giorgio Spinola come commissari inviati a Novi per un'ispezione dal Senato, organo preposto al controllo normativo delle fiere. Seguiamo le vicende di Paolo Gerolamo Pallavicini attraverso la sua corrispondenza d'affari.
Interessante l'analisi del rapporto con la Spagna, dove i finanziatori genovesi, divenuti indispensabili, erano visti come «le sanguisughe dell'impero» e «gli Anticristo delle monete». Periodicamente, quando il debito raggiungeva livelli record, la corona spagnola sospendeva i pagamenti.

Come riuscivano i genovesi a superare queste crisi? Anche occupandosi, risponde l'autore, oltre che di abili speculazioni finanziarie, di economia reale, come il commercio. Un esempio di grande attualità.

Claudio Marsilio, «Dove il denaro fa denaro. Gli operatori finanziari genovesi nelle fiere di cambio del XVII secolo», Città del silenzio edizioni, pagg. 248, euro 18.

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