Si può dimenticare il passato? Perdonare l'orrore? Come si fa a continuare a vivere dopo averlo subito? Sono questi in fondo gli interrogativi che sostengono il romanzo «Runfò. I giusti non dimenticano», di Giuseppe Guidotti, edito dalla «Internos» di Goffredo Ferretto, che ha un fiuto particolare per gli scrittori di talento.
L'autore, camoglino, docente di Lettere e pittore, è particolarmente attratto dai temi della storia recente. E se nel suo romanzo precedente «Il Codice Roma» del 2007 racconta una spy story nella Genova degli anni di piombo, adesso si spinge più indietro, nella Genova della Resistenza e delle rappresaglie fasciste. Il romanzo ne affronta la brutalità senza infingimenti, indulgendo nelle descrizioni dei fatti che si svolsero alla Casa dello Studente, dove furono rinchiusi e torturati diversi partigiani.
Ma la storia gialla che affonda le sue radici nel passato si dipana poi nella contemporaneità e prende spunto dall'omicidio di un apparentemente tranquillo vecchio medico di provincia. Un delitto inspiegabile, messo a segno come un'esecuzione, con un proiettile della seconda Guerra Mondiale.
Una trama ben congegnata fa di questo romanzo un avvincente noir, anche se tutto il primo capitolo, un quarto del libro, scorre senza che si parli del delitto. Poi il crescendo, in un dipanarsi della storia dove sembra che nessuno dei personaggi sia riuscito a fare fino in fondo i conti con il «proprio» male. Sino al risolutivo colpo di scena finale.
Guidotti spiega nelle note d'autore finali che non tutti i personaggi del racconto sono di fantasia, la ricostruzione dei fatti genovesi del periodo è resa con la veridicità che appartiene allo storico.
Tra i protagonisti di fantasia c'è il maresciallo Bastiani, alle soglie della pensione, chiamato ad indagare su quel delitto apparentemente assurdo.
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