«La gente ha fretta e pochi soldi ma i medici di famiglia ci sono»

«La gente ha fretta e pochi soldi ma i medici di famiglia ci sono»

Per solitudine, per risparmiare sul ticket, per avere la diagnosi entro sera. Sono tanti i motivi per cui i pazienti, soprattutto i pensionati, vanno a farsi visitare al pronto soccorso intasando gli ospedali. «Di sicuro fare gli esami del sangue o le lastre al pronto soccorso è più economico - spiega Basilio Tiso (nella foto), direttore del dipartimento di emergenza urgenza del Policlinico - ma ci sono parecchi motivi per cui le persone vengono in ospedale. Ad esempio, gli orari dei venti poliambulatori cittadini non si incastrano bene con gli orari lavorativi della città, andrebbero organizzati meglio». Spesso infatti gli anziani aspettano che i figli escano dall’ufficio per farsi accompagnare dal medico ma dopo le 19 gli studi sono chiusi. E allora che fanno? Vanno al pronto soccorso più vicino. Le cifre delle visite sono enormi: 93mila casi all’anno al Niguarda, 120mila casi tra Policlinico, Mangiagalli e De Marchi, 112mila casi tra Fatebenefratelli, Oftalmico e Macedonio Melloni. E fra urgenze, codici rossi e codici verdi, si infilano anche un’infinità di codici bianchi, circa un caso su quattro. Solo al Policlinico si parla di 30mila in un anno.
Un «tappo» che sembra non sbloccarsi mai: a nulla serve il prolungamento degli orari degli ambulatori gestiti dalla guardia medica. «Tengono aperto fino a mezzanotte per tutta la settimana e fino alle 20 durante il fine settimana - spiega Ugo Tamborini a nome dei medici di famiglia - ma se il paziente va lì e non trova subito il suo medico di fiducia che lo segue da 20 anni, allora non ci torna più e preferisce andare al pronto soccorso. Almeno in ospedale ha la garanzia che può fare gli esami velocemente». Tamborini è convinto che il fenomeno degli studi medici sempre aperti creerà l’effetto opposto rispetto a quello che si vuole ottenere. «Gli anziani andranno sempre di più al pronto soccorso, non accettano il grande studio dove ogni volta trovano un medico diverso. È come se pretendessero di avere il loro medico a disposizione 24 ore su 24».
Mentre aumentano le richieste al pronto soccorso, crescono pure quelle negli studi dei medici di famiglia. «Siamo stati costretti a raddoppiare gli orari di lavoro - spiegano i camici bianchi - e le nostre sale d’attesa sono perennemente piene». I motivi? A volte basta un semplice approfondimento sui melanomi alle trasmissioni televisive del mattino per far scattare il dubbio in centinaia di anziani. Ed eccoli, nei giorni successivi, a farsi controllare anche il minimo neo. Un eccesso di scrupolo che spesso degenera in paranoia. «Un colpo di tosse fa nascere subito la paura della pleurite» sostiene Tamborini. Ed è anche per questo che si cercano risposte e diagnosi immediate senza dover prendere appuntamenti e fissare controlli chissà quando. «Ora la gente vuole andare a dormire la sera stessa con in tasca la certezza di non avere nulla». Per di più tanti protocolli medici sono cambiati e mentre un tempo la fibrillazione atriale veniva trattata in ambulatorio, ora deve essere gestita in ospedale per tutti gli esami specifici del caso. E i casi al Pronto soccorso aumentano.
E poi c’è la componente della solitudine.

Sembra strano ma tutti i medici interprellati notano che i pazienti vedono nel momento della visita un’occasione per stare in compagnia, per trovare qualcuno che li coccoli e li ascolti. E così anche le sei ore in sala d’attesa al pronto soccorso diventano un modo diverso per passare il pomeriggio. «Tante volte trattiamo pazienti sociali più che pazienti sanitari» sostiene Basilio Tiso.

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