
Se "i fondi di coesione che per Regione Lombardia sono 3,5 miliardi in 7 anni, vengono gestiti direttamente da Roma è chiaro che la nostra funzione viene meno, perché non potremo realizzare la gran parte delle nostre politiche. Ma soprattutto rischia di venire meno il modello lombardo con una gravissima ripercussione per la Lombardia, ma anche per tutto il Paese". Un tema caro al governatore Attilio Fontana rilanciato ieri al Meeting di Rimini. Perché la centralizzazione della gestione dei fondi è un tarlo che da qualche tempo rode la giunta. E, infatti, anche l'assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi ha lanciato l'allarme dallo stesso palco, anticipando con un'intervista a ilsussidiario.net la richiesta di "un centrodestra popolare e sussidiario che nei rapporti con la Ue e con lo Stato fugga i meccanismi della centralizzazione per continuare a mettere al centro le persone e le comunità in cui vivono, dando loro la possibilità di esprimersi senza imporre norme o condizioni dall'alto". Chiaro il bersaglio, anzi i bersagli anche per Fontana. "La principale responsabilità - ha detto ieri - deriva dall'Europa, però pare che ci sia anche un sostegno dal governo". Ma augurandosi che "ci sia un ripensamento e che invece di accettare supinamente questa scelta dell'Europa e magari sostenerla, ci sia una vera presa di posizione del governo". Perché, aggiunge Fontana, "i fondi di coesione sono quelli che consentono alle Regioni la parte di politiche più importanti.
Noi con quelli sosteniamo le attività produttive, l'innovazione e la formazione professionale che sono i cardini su cui si basa l'economia di questa regione. Allora se l'economia funziona, se il modello lombardo è un esempio per tutto il Paese e dà risultati eccellenti, bisogna impedire che venga modificato e alterato".