Ghini e Bocci, il Vizietto di essere bravissimi

Ghini e Bocci, il Vizietto di essere bravissimi

«Che bel decolleté!». Un complimento rivolto a una femme fatale? Assolutamente no. «Mai dire mai» ironizza Massimo Ghini «nella vita mi è successo di tutto, ma un simile apprezzamento, soprattutto alla mia età, non me lo sarei proprio aspettato!». Invece, dopo la quotidiana standing ovation sul proscenio del musical «Il vizietto-La cage aux folles», gli è capitato anche di ricevere tali lusinghe. «La galanteria, per gentil concessione di una contessa romana, è rivolta ad Albin (pronuncia alla francese)», il personaggio en travesti interpretato da Ghini che «quando entra in scena, con il suo tailleur rosa Chanel, è davvero uno schianto! Tragicamente sopra le righe, un’immagine così femminile per un fisico da ex pallanuotista come il mio!». Quell’aspetto prestante «da macho» che ai suoi esordi gli permise di lavorare con Strehler, «in controtendenza con un Paese che per gli attori predilige specializzazioni dettate dalla fisicità». Una sfida eccitante per Ghini, calato in un ruolo che «rappresenta il sogno di ogni attore. Un’interpretazione che lascia spazio al trasformismo, il sale del mio mestiere» continua, «la colonna sonora della mia vita. La capacità primaria per chi fa il mio lavoro è proprio quella di fotografare il mondo e di essere credibile pur vestendo panni completamente diversi dai propri e Albin mi offre una grande libertà, da quando inizia il musical fino a quando cala il sipario».
Un cast di oltre venti artisti sui tacchi a spillo e un’orchestra dal vivo di diciotto elementi: piume di struzzo, paillettes, drag queen, risate ed eccentricità, in un gioco di equivoci esilaranti, in scena al teatro Politeama, a Genova, dal 21 al 25 febbraio. Protagonisti Massimo Ghini e Cesare Bocci, nelle vesti rispettivamente di Albin-Zazà e di Renato, la stravagante e tenera coppia interpretata nel ’79 da Michel Serrault e Ugo Tognazzi nel film «Il vizietto»», soggetto tratto da «La cage aux folles», opera teatrale francese del '73 di Jean Poiret. Una produzione firmata da Massimo Romeo Piparo dove, secondo Massimo Ghini, «si respirano la cultura europea e l'influenza dei musicals americani» con «un plot perfetto e caratterizzazioni così divertenti» prosegue Bocci, da renderlo unico. Al centro della vicenda la storia sentimentale tra Albin/Zazà (Massimo Ghini) e Renato (Cesare Bocci), raffinato gestore di uno sfavillante locale notturno per travestiti a Saint Tropez dove il compagno ventennale si esibisce ogni sera come Drag Queen con il nome d'arte di Zazà. Una vita tranquilla, fino all'evento inaspettato, quando il figlio ventisettenne Laurent, che Renato aveva avuto da una ballerina «per un vizietto del passato» e che avevano cresciuto insieme, decide di sposarsi e si trova di fronte alle difficoltà di dover presentare all'integerrimo suocero i suoi stravaganti genitori. «Una storia che fa riflettere anche con momenti di commozione» spiega Cesare Bocci. «Un racconto attuale che sottolinea come il cuore possa battere nello stesso modo anche per un amore dello stesso sesso».
Un’ora e mezza di preparativi prima di ogni replica per calarsi nei panni di Albin ed «entrare in un'altra dimensione». Un'ora e mezza di trucco, quattordici mises differenti, tre persone per coordinare le mie entrate in scena. Bocci invece, per esigenze di scena, per calarsi nei panni del paziente e ironico Renato si è dovuto far tingere i capelli biondo platino e ci tiene a sottolineare che «ritoccare ogni mese la ricrescita della nuova chioma è una grande, grande fatica!».


Chiosa Ghini: «Questa è la schizofrenia da attore! Che mi ha visto calare nei panni di Papa Roncalli, con uno dei più alti share della televisione italiana per una fiction, e oggi combattere con guepiere, belletti e movenze da star!»

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