Già nove anni fa l’alleanza sembrava vicina alla firma

da Milano

L’intesa tra Alitalia e Air France «sarà un accordo tra impresa e impresa e si farà con reciproco vantaggio». «Il fatto è che il mercato francese e quello italiano sono tra i maggiori d’Europa, i due Paesi hanno anche molte e famose destinazioni turistiche e questo rende interessante un’intesa tra i due vettori». «Sono sicuro che si troverà la strada della cooperazione». Chi parla è Jean-Cyril Spinetta: è il 24 ottobre del 1997. Egli è da tre giorni soltanto alla guida della compagnia parigina in crisi, con il compito di risanarla in tre anni. Nove anni fa l’intesa Parigi-Roma sembrava vicinissima; il progetto era stato discusso e favorevolmente valutato a Chambéry da un incontro fra Romano Prodi (anche allora presidente del Consiglio), Lionel Jospin (suo omologo) e Jacques Chirac (capo dello Stato francese). Ma prevalse la volontà di Domenico Cempella, allora amministratore delegato dell’Alitalia, che valutò molto più conveniente l’integrazione con l’olandese Klm.
I tre protagonisti si ritrovano in gioco anche oggi, ma solo per l’Alitalia le cose non sono cambiate: anzi, sono costantemente peggiorate. L’alleanza Alitalia-Klm è datata 1998, anno dell’apertura di Malpensa, scalo strategico per l’intesa; ma proprio il mancato decollo dell’hub lombardo provoca, due anni dopo, la rottura degli accordi e le dimissioni di Cempella. Alitalia avrà in seguito la (magra) soddisfazione di vedersi riconoscere una penale.
Arriva il 2001 e poco prima del crollo delle torri Alitalia entra in SkyTeam, l’alleanza globale guidata da Air France: l’allora ad, Francesco Mengozzi dirà successivamente che senza questa mossa l’Alitalia sarebbe inevitabilmente fallita, come Swissair o Sabena. I rapporti con Air France si riavvicinano al punto che l’anno successivo vengono sottoscritti una serie di accordi di collaborazione che vengono cementati dalla decisione di procedere a uno scambio azionario, con lo scopo dichiarato di voler costituire «un’alleanza di lungo periodo». Ma Air France intanto è stata risanata, ha bilanci in utile e vanta il primato di non aver ridotto il personale dopo l’11 settembre; Alitalia va sempre peggio: piani industriali, ricapitalizzazioni e avvicendamenti al vertice non riescono a invertire la rotta.
Così nel 2003 arriva la sorpresa: l’alleanza si fa, ma tra Air France e Klm. La compagnia olandese, che dopo la rottura con gli italiani era rimasta sola, sa che non ha alternative; e già nel primo esercizio il nuovo gruppo è a regime e con i conti in crescita. Alitalia incassa malamente il colpo. Sia il presidente di allora, Giuseppe Bonomi, che l’ad, Mengozzi, assicurano che anche l’Alitalia confluirà «immediatamente» nel nuovo gruppo, ma le reazioni a Parigi e ad Amsterdam sono lucide e forse un po’ spocchiose: «Alitalia? Si, ma quando sarà risanata». Come dire: forse mai. È il refrain ripetuto all’ossessione, negli ultimi tre anni, senza tentennamenti. Anche ieri.


A Mengozzi non resta altro che volare ad Amsterdam per assistere alla firma tra i due «vincitori», accontentandosi di sottoscrivere a sua volta qualche carta marginale, con l’obiettivo di non restare completamente fuori dai giochi.

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