Modena - Un sequestro lampo, una studentessa universitaria sparita al mattino e ricomparsa a tarda sera, incolume e terrorizzata; un riscatto a quanto pare richiesto, ma non pagato. Sullo sfondo di questo rapimento anomalo, l'attività del padre della giovane, direttore di un consorzio di autotrasportatori il quale un mese fa era stato picchiato da misteriosi aggressori che l'hanno mandato all'ospedale. Una vicenda torbida, che la squadra mobile e i carabinieri di Modena stanno cercando di chiarire. Il sospetto è che sia stato un altro avvertimento, dopo il pestaggio, per il padre della rapita.
La ragazza si chiama Vanessa Mussini, vive a Modena e studia alla facoltà di Agraria a Reggio Emilia. Per qualche ora si è creduto che fosse parente di Giuliano Mussini, amministratore delegato delle ceramiche Panaria di Sassuolo, che ha smentito in serata. Il padre di Vanessa si chiama Vanni ed è direttore del Consorzio emiliano autotrasportatori associato ad Assimpresa, società modenese di consulenza e assistenza per le imprese di autotrasporto e logistica.
La studentessa è uscita di casa come tutte le mattine per andare all'università. Tra Modena e Reggio ci sono una ventina di chilometri d'autostrada. L'auto della giovane, una Mercedes classe A intestata alla madre, è stata trovata nel pomeriggio abbandonata sulla corsia di emergenza dell'autostrada del Sole sulla carreggiata nord, a quattro chilometri dal casello di Reggio Emilia. Vanessa Mussini sarebbe dunque stata seguita dai banditi appena uscita di casa e poi fermata sull'A1. La portiera dell'auto era aperta e gli oggetti personali della ragazza non erano stati portati via.
Vanessa, dopo la liberazione, ha raccontato che un'auto le ha tagliato la strada costringendola a fermarsi. «Mi hanno presa - ha detto agli inquirenti -, incappucciata e caricata sull'auto che è uscita al primo casello dell'autostrada. Dopo aver percorso altra strada mi hanno chiuso in una casa, sempre con il cappuccio in testa». Quando i rapitori hanno sentito che i telegiornali davano già la notizia del sequestro, si sarebbero messi di nuovo in auto con la studentessa e dopo altri lunghi giri l'hanno lasciata andare in aperta campagna.
Era stata la famiglia Mussini ad avvertire le forze dell'ordine. Persone vicine alla famiglia avevano ricevuto una telefonata che rivendicava il sequestro. «Questo è un rapimento vero», avrebbero detto i banditi che hanno chiesto un riscatto non lontano dal milione di euro. È stata interessata la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, competente per i sequestri di persona a scopo di estorsione che avvengono in Emilia Romagna. Il magistrato della Dda Elisabetta Melotti ha effettuato un sopralluogo in autostrada con la Polizia scientifica e l'Anticrimine bolognese.
Il procuratore capo di Bologna, Enrico Di Nicola, ha mostrato da subito grande prudenza: «Stiamo valutando tutti gli elementi per mettere a fuoco la vicenda», sono state le sue uniche parole. Parenti, amici e conoscenti sono stati sentiti per tutto il pomeriggio. La Mercedes è stata esaminata fino alle 20.30 dagli agenti e la carreggiata dell'Autosole è stata parzialmente delimitata nella corsia di emergenza.
La telefonata liberatoria è giunta poco dopo le 21. È stata la stessa Vanessa a chiamare i genitori. Aveva vagato nei campi fino ad arrivare alle porte di Soliera, un paese a una quindicina di chilometri da Modena, ed è entrata correndo nel primo locale pubblico che ha trovato, il bar Poldo. Lì è stata raggiunta dagli inquirenti che l'hanno subito portata in questura, dove è rimasta fino a tarda sera. Dopo aver ascoltato la ragazza il questore Elio Graziano ha affermato di avere la sensazione che il suo racconto «sia credibile e attendibile. Ora si lavora per chiarire gli altri aspetti di questa vicenda».
Quanto ai motivi del rilascio repentino ha detto: «Forse è stato per la pressione della polizia». Secondo Graziano, infine, la giovane «sta bene anche dal punto di vista psicologico. È una ragazza di tempra che ha reagito bene».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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