Giochi 2016, maratona al Cio: Obama è pronto a sfidare Lula

Una lunga giornata per scegliere la sede delle Olimpiadi 2016. Domani il Comitato olimpico internazionale (Cio) a Copenhagen indicherà la sede dei Giochi in programma tra 7 anni: il voto finale premierà una tra Chicago, Madrid, Rio de Janeiro e Tokyo

Giochi 2016, maratona al Cio: Obama è pronto a sfidare Lula

Copenaghen - Una lunga giornata per scegliere la sede delle Olimpiadi 2016. Domani il Comitato olimpico internazionale (Cio) a Copenhagen indicherà la sede dei Giochi in programma tra 7 anni: il voto finale premierà una tra Chicago, Madrid, Rio de Janeiro e Tokyo.

Tre round di votazioni Visto l’equilibrio tra le quattro candidate, non è escluso che il verdetto arrivi dopo tre round di votazioni. Il Cio comprende 106 membri ma non tutti si esprimeranno. Rimarranno spettatori, almeno nella prima tornata, i sei componenti che provengono dai paesi coinvolti nella corsa: lo spagnolo Juan Antonio Samaranch Jr, il giapponese Shun-ichiro Okano, i brasiliani Joao Havelange e Carlos Arthur Nuzman, gli statunitensi Anita DeFrantz e James Easton. Tra i 100 aventi diritto al voto, con ogni probabilità non si esprimerà il presidente del Cio, Jacques Rogge. La città che otterrà 50 preferenze, vale a dire il 50% più uno, si aggiudicherà i Giochi. La fumata bianca al primo voto, in realtà, appare un’ipotesi remota. Salvo sorprese, quindi, si procederà all’eliminazione della candidatura meno votata fino all’eventuale ballottaggio che definirà la vincitrice. L’eliminazione di una città restituirà il diritto di voto ai membri del Cio della nazione rappresentata dalla candidata appena esclusa.

GLI OBAMA SOSTENGONO CHICAGO
Arriverà anche Barak Obama, Ma già da ieri a Copenaghen sono giunte Michelle, la first lady, e Oprah Winfrey, regina dei salotti tv americani. Tutto per sostenere la candidatura di Chicago ai Giochi olimpici del 2016. La signora Obama, riferisce il Chicago Tribune, non ha perso tempo per acacttivarsi alcuni dei membri del Cio, con un abbraccio a Nicle Hoevertsz di Aruba appena arrivata nella hall del Marriott di Copenaghen. Michelle ha cominciato due giorni di incontri con i singoli membri del Comitato olimpico in una stanza con una fotografia panoramica del centro cittadino a coprire un intero muro. Se possibile ancora più impressione ha fatto l’arrivo rutilante di Oprah Winfrey: "Un’ispirazione per il mondo e una donna molto potente" ha ammesso Hoevertsz. Di certo i membri del Cio sono circondati da lobbisti per le 4 candidate principali. Anche se Tokyo sembra già fuori gioco. Lo ammette di fatto un altro membro del Cio, Richard Carrion di Porto Rico: "Penso che Rio, Chicago e Madrid sono ottime candidate". Ma intanto l’arrivo di Obama in persona suscita parecchie controversie nella stampa di Chicago - città dove il presidente degli Stati Uniti ha vissuto molti anni lavorando come avvocato, come organizzatore sociale, e come deputato dello Stato dell’Illinois. Chicago fu il trampolino politico di Obama: Obama rende grazie impegnandosi per la città. O per il suo sindaco, Richard Daley, i cui ex collaboratori - a partire dal consigliere David Axelrod - oggi riempiono la Casa Bianca. Un commentatore come John Kass sul Chicago Tribune osserva seccamente, "il presidente degli Stati Uniti non dovrebbe farsi mezzo pianeta per umiliarsi davanti a una banda di influenti personaggi dello sport ma è proprio quello che sta facendo". E non, sostiene, per impegno sportivo. Se Chicago ottiene la candidatura, tutti i contratti, i soldi, il potere per rimodellare la città andranno a Daley che diventerà il "re della città". Secondo Kass, Obama non aveva scelta: se Chicago perdesse, almeno dimostrerà alla sua base in città di averci provato. Mentre se Chicago vincerà, potrà prendersene tutto il merito.

LA BELLEZZA DI RIO DE JANEIRO
Ha calato "l’artiglieria pesante", il Brasile. Per sostenere la candidatura di Rio de Janeiro per l’organizzazione delle Olimpiadi 2016, a Copenaghen sono arrivati in un colpo solo il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, il leggendario Pelè e il governatore e il sindaco della città. Per il tocco finale, invece, l’ufficio turistico di Rio de Janeiro sta allestendo un palco di 240 metri sulla spiaggia di Copacabana. La speranza è che proprio da questa struttura migliaia di residenti della città si riuniscano per sostenere la candidatura e magari festeggiare una potenziale vittoria, quando domani i delegati del Cio (Comitato Olimpico internazionale) voteranno a Copenaghen. "Yes we can", ha esclamato sorridente Lula "mutuando" il celebre slogan elettorale di Barack Obama, che da parte sua farà tutto il possibile per sostenere la candidatura di Chicago. Il presidente del Brasile ha garantito che Rio de Janeiro "è pronta anima e corpo" a ospitare la manifestazione se fosse la prescelta. Ha ricordato che il suo Paese ha superato la crisi economica globale meglio di qualunque altro e ha ancora una volta sottolineato che il Sud America non ha mai ospitato i Giochi. Pur astenendosi dal muovere critiche alle candidate rivali Lula ha affermato che "nessuno ha portato un progetto della grandezza di quello portato da noi". Il Brasile, ha aggiunto, "vuole dimostrare al mondo di potercela fare". Oltre all’estensione della rete della metropolitana e alla costruzione di decine di nuovi alberghi per l’evento, il Comitato olimpico brasiliano ha presentato un progetto che comprende un progetto che comprende un villaggio olimpico moderno, un centro stampa avveniristico e notevoli riqualificazioni degli impianti sportivi esistenti, ad esempio il mitico stadio di calcio Maracanà. La speranza è che i benefici già generati dal processo della candidatura possano aumentare se Rio de Janeiro ottenesse l’organizzazione delle Olimpiadi.

TOKYO E LA SOLIDITA' ECONOMICA
La concorrenza è davvero agguerrita, ma il primo ministro giapponese Yukio Hatoyama ha promesso di fare il massimo per portare a Tokyo le Olimpiadi del 2016. "Dal momento che vado, voglio vincere", ha detto il capo del governo ai giornalisti prima della partenza per Copenaghen, dove domani sarà scelta la candidata vincitrice. "Se le nostre avversarie si stanno muovendo prima di noi, arriveremo in cima dalle retrovie". Hatoyama, che si è insediato lo scorso 16 settembre, raggiungerà gli altri leader mondiali nella capitale danese. Venerdì stesso arriverà il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che cercherà di portare consensi a Chicago, la sua città adottiva. Ieri è arrivato re Juan Carlos, come il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. Hatoyama ha trascorso la notte con la moglie in un albergo di Tokyo per riesaminare il suo discorso. Gli organizzatori puntano sulla stabilità finanziaria della loro candidatura. Con un costo del progetto olimpico stimato in 2,8 miliardi di dollari, i giapponesi ritengono di essere in posizione migliore rispetto alle tre rivali per far fronte alle spese legate all’organizzazione di un Olimpiade che temporalmente arriverà dopo la recessione. Tokyo è la metropoli con il bilancio più sano al mondo: se la capitale giapponese fosse uno stato, sarebbe al quindicesimo posto della classifica mondiale dei bilanci. Una potenza economica del genere, la tesi del comitato organizzatore, lascia pochi dubbi su chi rappresenti la scelta più sicura per una kermesse post-recessione. Il Giappone ha già ospitato le Olimpiadi nel 1964 a Tokyo e i Giochi invernali nel 1972 a Sapporo e nel 1998 a Nagano.

LE (CONTINUE) SORPRESE DI MADRID
A Madrid stanno davvero stretti i panni di outsider. Il comitato organizzatore della capitale spagnola è "assolutamente convinto" di rappresentare la scelta giusta per ospitare le Olimpiadi del 2016. Le delegazione olimpica della capitale spagnola è già arrivata ieri a Copenaghen: ci sono anche il re Juan Carlos, la regina Sofia, il presidente del governo José Luis Zapatero. Malgrado lo status di outsider non si sia modificato nel conto alla rovescia verso la votazione resta la convinzione e la fiducia di avere tutto il necessario per un avvenimento del genere. "Siamo assolutamente convinti che la città di Madrid rappresenti ciò che cercano i delegati per organizzare le Olimpiadi e le Paralimpiadi nel 2016", ha dichiarato il sindaco della capitale spagnola, Alberto Ruiz Gallardon, "Sarà il premio per tutto il duro lavoro e gli sforzi fatti negli anni trascorsi. A nome dell’intera delegazione, vorrei ringraziarvi". Un giudizio condiviso dal segretario di stato spagnolo per lo sport. "Voglio dire che ogni giorno emergono sempre più sensazioni positive da tutti", ha spiegato Jaime Lissavetzky, "Mi chiedono sempre quanti voti abbiamo e rispondo sempre che dobbiamo avere fiducia nel rispetto che abbiamo da tutti, comprese le nostre concorrenti". È assodato che Madrid, candidata anche alle Olimpiadi 2012, fallì di un soffio il successo. Se fosse arrivata all’ultima votazione con Londra (la candidata vincitrice) o Parigi, il voto dei Paesi latini gli avrebbe garantito l’organizzazione dei Giochi. Relazioni che oggi sono però notevolmente raffredate, visto che il presidente del Comitato olimpico spagnolo, Jose Maria Odriozola, ha pensato bene di definire Rio de Janeiro - secondo gli organi di informazione - "la peggiore" delle quattro città candidate. "Ciò che dobbiamo dire", ha chiarito Mercedes Coghen, amministratore delegato di Madrid 2016, "è che dobbiamo scusarci con Rio se è stata infastidita dai commenti.

Abbiamo sempre ritenuto che tutte le candidature fossero davvero ottime e stiamo cercando di avere fair play da tre anni e mezzo. Tutte e quattro sono splendide città, tutte e quattro possono vincere questa corsa, ma auspicabilmente sarà Madrid a farcela". Per sapere se si tratta di illusioni o convinzioni fondate, basterà attendere

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