Si è rivelata meravigliosamente vintage l'olimpiade di Londra. Ma secondo le attese non doveva esserlo. È stata una sorpresa. Una deriva inaspettata di un evento da tutti anticipato come un festival worldwide del tecno e dell'info e del giga e del social nel senso di network. Nel senso che doveva esserci poco spazio per chi non vive e pensa e respira due punto zero. Nel senso che prima, per mesi, è stato un susseguirsi di entusiastiche notizie sull'importante impatto che le social notizie e le social digressioni e le social azioni avrebbero avuto sui Giochi. Cambieranno l'ordine olimpico delle cose, si era detto e scritto. Cioè, in primis, il modo di raccontare l'evento. Cioè, poi, l'informazione stessa. Cioè tutto sarebbe stato condizionato dal vario tweettume. Cioè è cambiato poco o niente.
Inutilmente significativa solo qualche sciocchezza che ha inguaiato i diretti e cinguettanti interessati e però non ha cambiato certamente l'olimpiade, la sua fruizione, il suo raccontarla. Tipo quel tipo svizzero, calciatore, tale Michel Morganella, gioca in Italia, che ha tweettato offendendo ripetutamente i coreani del sud rei di averlo battuto nella sfida con la sua Svizzera. Fatto sta, espulso dai Giochi. O tipo quella tipa, la Lolo Jones, ostacolista americana che da Londra, pochi giorni dopo la strage alla prima di Barman a Denver, ha fatto infelicemente la tweet-spiritosa parlando di armi da fuoco dopo la sconfitta a stelle e strisce contro i Robin Hood d'Italia, i nostri Galiazzo, Nespoli e Frangilli.
Dunque, meravigliosamente vintage nell'animo quest'olimpiade londinese. Dai bus a due piani utilizzati spesso per i trasferimenti degli addetti ai lavori alle efficienti metropolitane che a Milano verrebbero rottamate per controlli vari e interverrebbero persino i Nas tanto sembrano malsani quei cunicoli stretti stretti dove s'infilano e ci infilano. Vintage nei volontari, in gran parte over sessanta. Vintage nelle Rolls che hanno accompagnato i reali alla cerimonia di apertura, andatura zero km all'ora come si conviene.
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