Il giorno di Berlusconi al Meeting «Dialogo con l’Unione? È presto»

Adalberto Signore

nostro inviato a Rimini

Il dilemma Silvio Berlusconi non lo scioglierà neanche oggi, quando dal palcoscenico del Meeting di Rimini tornerà in prima linea dopo la lunga pausa agostana. Perché nonostante le insistenze di Roberto Formigoni, il più noto tra i politici ciellini nonché padrone di casa della kermesse, il Cavaliere non pare affatto convinto che sia davvero arrivato il momento di aprire le porte a quella stagione di dialogo su cui punta il governatore lombardo. Di spunti per l'intervento di oggi il leader di Forza Italia ne ha ricevuti molti. Primi fra tutti, ovviamente, quelli di Formigoni. Ai suoi interlocutori, però, ancora ieri non nascondeva tutte le sue perplessità su un confronto che per il momento è «al buio».
Due, secondo Berlusconi, i problemi principali. Intanto, «capire se l'esigenza di un dialogo è sincera o dettata dai numeri di Palazzo Madama». E il fatto che l'appello arrivi con insistenza proprio dal presidente del Senato Franco Marini non pare rassicurare l'ex premier. Anche superato questo ostacolo, comunque, rimarrebbero da individuare i temi su cui è possibile aprire il confronto. Perché, ripeteva ieri ai suoi il Cavaliere, «sul tavolo oggi non vedo nulla su cui si possa dialogare».
Non è un caso che Berlusconi arrivi al Meeting senza troppo entusiasmo, perché se da una parte non vede l'ora di godersi il bagno di folla che gli regaleranno i ragazzi di Cielle, dall'altra resta molto perplesso sull'opportunità di affrontare ora la questione del dialogo tra i poli. «È troppo presto», diceva ieri. Eppoi si terrà proprio oggi il vertice dei ministri degli Esteri dell'Ue che sarà «dirimente» per capire la posizione da tenere sul voto della missione in Libano. Sull'invio dei nostri militari, infatti, le perplessità di Berlusconi restano tutte. E la conferma del voto a favore già dato in Commissione dipende da come si comporterà il governo Prodi che «deve fare chiarezza» e «dare garanzie precise su modalità e obiettivi politici» dell'intervento.
L'intervento dell'ex premier - il faccia a faccia con Formigoni su «Quale libertà per quale Italia» è previsto per le 13 - dovrebbe essere dunque abilmente bilanciato tra l'esigenza di non deludere completamente la pattuglia dei formigoniani e le sue forti perplessità sull'opportunità di fare una vera e propria apertura di credito. Un discorso «all'attacco», lo definiscono i suoi collaboratori, nel quale non chiuderà le porte del confronto ma non risparmierà neanche critiche all'esecutivo. In particolare, sui conti pubblici, sui punti che non lo convincono della prossima Finanziaria, sulle liberalizzazioni e sulle misure fiscali di Bersani e Visco che considera «una vera e propria schedatura».
Spazio, ovviamente, anche al tema della libertà e del suo rapporto con la politica nel nome di don Giussani. Con una lunga digressione, spiega il portavoce Paolo Bonaiuti, «su libertà e fede», ponendo l'accento «sull'impegno religioso secondo il verbo del fondatore di Cl».
Formigoni, intanto, continua a spingere sulla strada del dialogo, nonostante l'incontro con Berlusconi in Sardegna nel quale dovevano preparare il confronto di oggi non sia stato propriamente fruttuoso, segno evidente che la materia non entusiasma particolarmente il Cavaliere. «Dialogo, dialogo... ma ora non è il momento», confidava ieri un po' seccato a un suo interlocutore.
Conferma, in qualche modo, il governatore lombardo. «Sono stato io - diceva ieri ai cinquecento ciellini riuniti al Teatro Novelli - a volere con forza che il ritorno di Berlusconi avvenisse al Meeting perché credo sia questo il contesto culturale giusto per lanciare una nuova stagione di dialogo».

Della quale fanno parte Rete Italia (un'organizzazione destinata a coordinare l'attività sul territorio) e una scuola di formazione per giovani da avviare alla politica, annunciate ieri da Formigoni durante l'incontro con i politici di Cl.

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