Un ammutinamento abortito sul nascere. Un ex capitano che straparla prima, chiede scusa poi. Uno spogliatoio in fibrillazione. Un ct costretto a rivedere modulo e giocatori. Una nazione esasperata da un'attesa lunga 44 anni. E oggi pomeriggio il destino in 90 minuti. Uno spareggio dentro o fuori. Senza più appelli né giustificazioni. È brusco il risveglio per l'Inghilterra di Capello. Due anni di vittorie nelle qualificazioni che sembravano aver cementato una nuova convinzione. I favori dei pronostici, l'entusiasmo che aveva preceduto il viaggio in Sudafrica. Capello, una garanzia. L'antidoto per scongiurare un copione già letto. La mesta recita degli inglesi puntualmente ridimensionati in occasione di ogni appuntamento internazionale. Addirittura assenti all'ultimo Europeo.
Con Capello, l'orgoglio ritrovato. La forza della consapevolezza. Neppure le scialbe amichevoli pre-mondiali avevano incrinato la convinzione generale. Neppure gli infortuni avevano potuto minare l'unanimità dei pronostici. Solo Spagna e Brasile davanti all'Inghilterra nelle previsioni dei bookmakers. Per una volta, un ottimismo non figlio del cieco patriottismo. Un incantesimo bruscamente svanito già nell'esordio contro gli Usa. Le attenuanti del caso - la pressione del debutto, la condizione fisica, la papera di Green - avevano però rimandato la sentenza. Ma quando l'Inghilterra è stata fermata sul pari anche dall'Algeria, è scoppiata l'isteria generale. Tutti sotto accusa. Da Rooney a Lampard. Da Carragher a Heskey. Scarsi, impauriti, fuori forma.
Anche Capello sul banco degli imputati. Anzi, l'imputato per eccellenza. Confuso, rigido, isolato. Dal quartier generale di Rustenburg cominciano a trapelare le prime indiscrezioni, velenose. Tensioni, ansie, dubbi. Giocatori insofferenti per le severe regole imposte da Capello. Noia insopportabile nel ritiro. Il tecnico italiano chiuso in un impenetrabile silenzio, che si rifiuta persino di salutare i suoi. Stampa scatenata in cerca di scoop sempre più destabilizzanti. Una tensione crescente, a rischio caos. Fino alla cronaca delle ultimissime ore. I giocatori chiedono, e ottengono, una riunione di crisi con il tecnico. Ma Terry la precede con dichiarazioni avventate davanti alle telecamere. Mette pubblicamente in discussione l'autorità di Capello, ne contesta alcune scelte tattiche, cita per nome alcuni compagni rivelandone lo scontento. Una deflagrazione. Gli interessati prendono le distanze dall'ex capitano e chiedono una pronta smentita.
Terry è costretto a fare marcia indietro. Ma viene isolato all'interno del gruppo e bacchettato da Capello. Il quale, pur imbufalito per l'insubordinazione, è costretto a qualche concessione. Così oggi contro la Slovenia è possibile che l'Inghilterra rinunci al 4-4-2 per un attacco ad una punta, Rooney, con Gerrard alle sue spalle. E l'inserimento di Joe Cole sulla sinistra. Una vera sconfessione del piano tattico originario. Ma non è più tempo di prove di forza. Solo una vittoria può garantire la qualificazione ai Tre Leoni. E salvare la panchina di Capello. Perché in caso di eliminazione anticipata, la Fa pretende le sue dimissioni immediate, in barba al contratto appena aggiornato fino al 2012. Ieri è stato Sir Alex Ferguson ad aprire una finestra sul ritiro inglese, «imbrigliato da troppe tensioni».
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