da Milano
Lo stile può essere uno zingaro? «Senza dubbio» risponde Armani con una collezione straordinariamente articolata su quellerrante femminilità che vive e regna in questo mondo globalizzato. Ecco perché non ci si può limitare a dire che il più famoso dei nostri stilisti per il prossimo inverno propone la donna-gipsy. In 11 minuti di sfilata, re Giorgio è riuscito a raccontare una lunga storia damore per letnico inteso come motore creativo di uneleganza libera, moderna e soprattutto vera.
Così sui pantaloni sciolti di velluto abbinati alle tipiche giacche armaniane dalle spalle ben insellate, compare lo strepitoso cappotto afghano in maglia lavorata come una pelliccia di mongolia che danza leggera intorno al corpo. Sulle spettacolari gonne stampate a motivi floreali basta gettare una piccola cappa di gusto orientale per togliere subito il sapore zingaresco della fantasia. Che invece trionfa negli indimenticabili abiti da sera fatti da innumerevoli frange luminescenti di tessuto plastificato. I modelli creati da Raf Simons per Jil Sander avevano la scultorea perfezione della maestria sartoriale e unincredibile ricerca tessile che cambia i connotati ai grandi classici del guardaroba femminile per linverno. Tubini, cappotti, tailleur e robe manteaux avevano pieghe pressate e poi cucite, cerniere nascoste per non disturbare la linea dellabito a sirena e minuscoli quarzi infilati nelle cuciture del cappotto. Anche Alberta Ferretti lavora su tessuti accorpati tra loro con gusto nuovo per costruire con spettacolare leggerezza volumi importanti e scostati dal corpo. Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la loro bella sfilata D&G puntano invece sul consolidato fascino sportivo del tartan scozzese. Cambiano però le proporzioni e il divertimento nel proporre come icona di riferimento per una collezione giovane la regina Elisabetta a Balmoral.
Coraggiosa a dir poco la decisione presa dalla maison Ferrè di presentare una collezione realizzata in due settimane dopo aver licenziato Lars Nillson, il designer svedese chiamato a sostituire lindimenticabile architetto della moda. «Volevamo dimostrare che il team interno può reinterpretare i codici del marchio» dice lamministratore delegato, Michela Piva. Nillson voleva addirittura far portar via dalla storica sede il prezioso archivio di Gianfranco Ferrè. «Stiamo guardandoci intorno» conclude il manager. Due nuovi innesti ci sono stati: Stefano Citron e Federico Piaggi che in altri tempi avevano collaborato per la linea Gff. E si spera che Liborio Capizzi, vicedirettore creativo della donna, torni al più presto nel team. Certo i 45 pezzi in passerella offrivano una lettura troppo didascalica. Belli invece gli accessori.
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