da Milano
Achille Occhetto e Beniamino Donnici, due dipietristi pentiti, si contendono da tempo un seggio al Parlamento europeo lasciato vacante da Antonio Di Pietro dopo la sua nomina nel governo Prodi. Ieri lennesimo colpo di scena. Lex dipietrista Beniamino Donnici si è dimesso dalla Giunta regionale della Calabria: «Il ruolo di sottosegretario alla Presidenza che mi era stato assegnato dal governatore Agazio Loiero - ha detto Donnici - richiede una presenza costante e una continuità che potrei garantire solo per un breve periodo, considerato il prossimo impegno al Parlamento europeo». Per Loiero, alle prese con la terza mini crisi interna, è unaltra pesante tegola, visto che Donnici era un suo uomo fidatissimo e inviso a molti partiti dellUnione calabrese, Italia dei Valori (ovviamente) in testa. Ma la decisione di Donnici fa tremare anche il suo ex collega di partito Achille Occhetto, visto che quello scranno a Strasburgo se lo sentiva già in tasca, forte unordinanza a suo favore emessa il 20 dicembre dallufficio elettorale presso la Corte di Cassazione.
Donnici, che da un anno contende il posto (e lo stipendio) a Occhetto deve saperla lunga, perché ha in tasca la sentenza emessa in suo favore dal Consiglio di Stato, depositata il 6 dicembre, che evidentemente gli consentirà di scalzare il collega.
La faida allinterno dellItalia dei Valori ha radici antiche. I due esponenti politici sono entrambi usciti da partito fondato dallex pm Antonio Di Pietro: lex segretario dei Ds, scaricato dalla Quercia per alcune affermazioni ingenerose contro i vertici del Botteghino, aveva litigato con il ministro delle Infrastrutture, che laveva prontamente accolto, a causa di una storiaccia sulla spartizione dei finanziamenti pubblici allItalia dei Valori.
Il suo collega Beniamino Donnici, un passato nellMsi, non è stato più generoso con Di Pietro, scaricato praticamente il giorno dopo la sua nomina come assessore regionale al Turismo e finito nelle file del Pdm, il partito fondato da Loiero.
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