La giunta rischia di cadere ma non fa cadere gli alberi

Paola Setti

Ennò, deve essersi detto il sindaco, anche la responsabilità dell’albero non la voglio. È vero, ci sono fin troppi accostamenti da fare, ed è vero, son stati fatti.
L’eucalipto secolare «delle rane», simbolo di Rapallo, che cade stecchito proprio nel bel mezzo della crisi politica in Comune, quando anche la giunta di Armando Ezio Capurro s’appresta a cadere. Le agenzie che titolano «tragedia sfiorata», perché la pianta crollando ha distrutto un bar e l’accesso degli stabilimenti balneari Ariston ma per fortuna non ha fatto feriti né morti, ma tutta la città che lo stesso si ostina a parlare di tragedia, perché quell’albero in piazza Ezra Puond, della città rappresentava un pezzo di storia. E poi l’ex vicesindaco Roberto Tosi che subito fa l’avvoltoio: «Quando ho visto il nostro albero morto mi sono detto che anche Rapallo sta morendo», ed è lì che ha deciso di tornare a far volare il suo Gabbiano sulle sorti di «un primo cittadino che non ama la sua città né i suoi cittadini». Per non parlare di chi ha avanzato dubbi sulle responsabilità del Comune, che intorno allo storico eucalipto aveva appena effettuato un intervento di “scolettamento”, cioè di asportazione della terra attorno al tronco. Insomma ce n’è fin troppo.
Così, ieri Capurro ha deciso di dire alla città che «non è stata colpa mia». Non l’ha detto proprio così, certo. Ma con un comunicato in cui si spiega che si è trattato di tragica fatalità, ma che l’amministrazione aveva fatto tutto il possibile. A leggerlo, par di vederci descritta la storia degli ultimi mesi della giunta Capurro. Dice che «visivamente l’albero non denunciava sintomi tali da ipotizzare una così grave patologia». Ma che il capogiardiniere s’è allarmato per la presenza di «carpofori fungini», chi non sa cosa sono cerchi sul vocabolario.
Al comunicato è allegata la lettera della consulente agronoma della DendroService, che al settore Verde pubblico del Comune spiega di come l’attività linfatica della pianta apparisse normale, ma di come, visti i fungini di cui sopra, si fosse «proceduto con la massima urgenza a indagini di tipo fitostatico». Di qui la necessità di asportare il terreno intorno al fusto, per poter analizzare le radici. È stato allora che giardinieri e agronomi si son resi conto che non c’era più nulla da fare: la linfa arrivava alla chioma, ma il tronco «galleggiava» ormai nel terreno, con tanti saluti alle radici. Ed è stato allora che la pianta s’è abbattuta, proprio mentre si cercava di metterla in sicurezza. Scrive la consulente che «qualsiasi alterazione seppur minima avrebbe d’ora in poi potuto innescare lo schianto» e che quindi «le analisi attente da parte dei giardinieri e della sottoscritta hanno solo potuto evitare danni a persone».
L’assessore al Verde pubblico ringrazia agronoma e giardinieri, ricorda che i bagnanti loro pure sono stati subito messi in sicurezza dal Comune, e segnala che se l’albero non fosse crollato lo si sarebbe comunque dovuto abbattere.

Per rimuoverlo non sono bastati i mezzi dei vigili del fuoco, così è stata chiamata una ditta privata. Una brutta fine magari, ma insomma ineluttabile. Per rimuovere il sindaco, ridono ora i rapallesi, basterà molto meno. Forse.

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