Bruce Willis è il protagonista del film "Il Giustiziere della Notte" di Eli Roth, remake dell'omonimo cult del 1974 diretto da Michael Winner. Non sono molte le somiglianze tra il titolo odierno e quello con Charles Bronson, fatta eccezione per il nome del personaggio principale e ovviamente, a grandi linee, per la trama che è tratta da un romanzo di Brian Garfield. Non siamo più a New York, bensì nella Chicago dei giorni nostri. Paul Kersey (il sempreverde Bruce Willis) ha una vita piuttosto ordinaria, divisa tra la sua adorata famiglia e il lavoro di medico chirurgo (nell'originale era un architetto). Tutto cambia quando, una notte, una banda di rapinatori riesce a entrare in casa sua mentre lui è di turno al pronto soccorso. L'uccisione della moglie (Elisabeth Shue) e l'aggressione alla figlia (Camila Morrone), ridotta in coma (nel film del '74 era violentata), generano nell'uomo un profondo desiderio di vendetta. Appurato che la polizia è sovraccarica di crimini, Paul decide di farsi giustizia da solo, andando a caccia dei responsabili. A questo scopo, intraprende un corso ‘fai da te’ da vigilante seguendo tutorial su YouTube e sottrae un'arma a un paziente malavitoso deceduto. Quando le sue gesta sono riprese casualmente da uno smartphone e rese virali, la collettività lo ribattezza "Il Mietitore" e inizia a interrogarsi su di lui. Sui media imperversa il dibattito: si tratta di un eroe o di un assassino? Paul non se ne cura e continua ad applicarsi con la stessa dedizione sia al salvataggio di vite umane in ambito ospedaliero, sia all'uccisione di criminali.
In un periodo storico come questo, in cui oltreoceano hanno luogo stragi nelle scuole e, dalle nostre parti, si dibatte sull’eccesso di legittima difesa, un film che ponga l'accento sul piacere derivante dalla vendetta privata appare un vero azzardo. Eppure il rischio di vedere la pellicola tacciata di essere moralmente inaccettabile è aggirato abilmente affrontando temi spinosi con un approccio volutamente leggero: le questioni controverse sono mischiate a momenti ironici e, talvolta, pulp, in modo da evitare l'impressione di trovarsi di fronte ad una pericolosa e irresponsabile celebrazione della violenza o a un'apologia all’uso delle armi.
"Il giustiziere della notte" nella rilettura ai giorni nostri è semplicemente un b-movie in cui la messa in scena è a tratti giocosa e l'azione piuttosto irrealistica, simile a quelle di certi videogiochi. Non a caso Bruce Willis impugna la pistola sempre col sottofondo rock di "Back in Black" degli AC/DC e sfoderando un sorrisetto compiaciuto.
Il tono non è certo quello del film di quattro decenni fa, oscuro e ammantato di un'epicità disturbante. La versione attuale intercetta problemi sociali, denuncia lo scarso controllo dello Stato per il possesso d'armi e accenna al rischioso effetto collaterale dell'emulazione ma non va mai in profondità.
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