Cronaca locale

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Domani sera allo Smeraldo l’irriducibile cantastorie americano Per il suo «One Man Band Tour» torna alla vecchia formula chitarra e voce

«Un pezzo da novanta della canzone d'autore americana». Una definizione scarna, nella quale con tutta probabilità James Taylor, 60 anni compiuti un mese fa, bostoniano di buona famiglia, non si riconoscerà. Ma che tuttavia la dice lunga sullo spessore di un personaggio passato alla storia del rock per essere uno dei cantautori più colti e creativi dell'America degli anni Settanta. Curiosamente, però, il nostro, forse fra gli ultimi romantici d'Oltreoceano, all'inizio della sua splendida anche se altalenante carriera trovò la sua Mecca, pardon America, a Londra. Nel 1968, l'anno delle rivoluzioni per antonomasia, lasciò infatti la sua vita da bohème, a dire il vero un po' tossica, in quel di New York e volò dall'altra parte dell'Atlantico, dove trovò una sponda tanto inattesa quanto fondamentale nei Beatles. Paul MacCartney e soci lo aiutarono a procurarsi un contratto alla Apple e lui incise l'album (omonimo) d'esordio, una raccolta di tenere ballate arrangiate con cura certosina, tra cui anche la celeberrima Carolina on my mind e Something in the way she moves.
Il successo, quello vero, arrivò un paio di anni più tardi, una volta tornato in patria, grazie a Sweet baby James. Fu l'album dell'affermazione personale. Il disco che lo rivelò come autore doc, dalla poliedrica timbrica vocale e dalla tecnica chitarristica (chitarra acustica, naturalmente) sopraffina. Fattori questi che, unitamente alla collaborazione con la dotata pianista Carole King, suo mentore, concorsero a cesellare una canzone capolavoro quale la struggente Fire and rain. Da quel momento diventò un nome che conta. I settimanali cominciarono a dedicargli copertine (complice anche il matrimonio con la collega Carly Simon, dalla quale ha avuto due dei suoi quattro figli e ha in seguito divorziato), le canzoni finirono con regolarità ai vertici della classifica (per esempio, l'inno alla vera amicizia You've got a friend, scritto per lui dalla King) e i riconoscimenti arrivarono a pioggia (oltre 40 milioni di album venduti, ha conquistato la bellezza di cinque Grammy Awards ed è entrato di diritto nella Rock'n'Roll Hall of Fame).
Domani l'irriducibile cantastorie sarà allo Smeraldo con «One Man Band Tour», uno show che ricalca l'omonimo album live, uscito lo scorso autunno. Per la cronaca Taylor, accompagnato sul palco dal tastierista Larry Goldings, ritorna alla formula chitarra acustica e voce («lo specchio delle ansie, delle aspettative e dei timori del suo tempo», si era soliti dire una volta) e rappresenta «il suo io più profondo» riprendendo tutti i classici di quattro decenni di carriera.

«È uno sguardo sul passato, ma anche una crescita continua nel modo di rivivere questi brani - chiosa - che per altro continuo a trovare estremamente attuali».
James Taylor
Teatro Smeraldo,

piazza XXV Aprile 10
domani, ore 21

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