Per Godot una scenografia dell’attesa

Per Godot una scenografia dell’attesa

Sembra una palla di vetro, di quelle che quando le giri scende la neve finta, la scena in cui magicamente si svolge tutta l'azione di «Aspettando Godot» di Marco Sciaccaluga.
Un mondo surreale molto simile a quelli in cui si svolgono i film di Tim Burton, in cui i personaggi girano esuli, come attratti dal grosso albero che domina indiscusso non solo la scena ma tutto il dramma. Una scenografia che la fa da padrona in questo spettacolo che martedì scorso ha aperto la Stagione 2009-10 dello Stabile, una scenografia che si merita la fetta più grande delle lodi. Artefice ne è Jean-Marc Stehlè, che debuttò al Thèatre de Carouge di Ginevra fino alla recente collaborazione con Benno Besson a cui fece seguito varie volte il riconoscimento del Premio Molière per le sue scene e costumi. La sua idea di rendere la scena di Aspettando Godot come un quadro è piaciuta subito anche al regista Sciaccaluga, che ha condiviso l'idea di valorizzare quel lato di Beckett meno conosciuto al pubblico, quello che lo vedeva amante della musica e della pittura che sono state per lui le maggiori fonti d'ispirazione. Ed ecco che il palcoscenico della Corte diventa la copia vivente del quadro di Caspar David Friedrich «Due uomini che guardano la luna» coinvolgendo il pubblico in una sorta di Sindrome di Stendal che attira sempre più all'interno per seguire la vicenda dei due vagabondi ritratti nella situazione estrema della loro vita oramai quasi al termine. Due figure disegnate con ironia dal drammaturgo e che la regia di Sciaccaluga delinea con abilità supportato dalle straordinarie capacità dei due grandi attori Eros Pagni e Ugo Pagliai. Due personaggi che conoscono la vita disperata, ma che malgrado questo sono ricchi di una grande gioia interiore, quella gioia che li fa attendere speranzosi l'arrivo di quel certo Godot che verrà per risolvere la loro triste situazione.
Un Eros Pagni che conferma le sue doti recitative anche nel ruolo di Vladimiro, ma un sorprendente Ugo Pagliai che in una parte nuova per lui, quella di Estragone, evidenzia le sue doti di attore oramai maturo e consapevole.

Degna di nota anche l'interpretazione di Gianluca Gobbi in Pozzo, in cui viene fuori un personaggio carnefice-vittima ai limiti della follia, dai connotati sadici e cattivi che si vanno a scontrare con una grande debolezza interiore.

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