Gori: «Pirelli Tyre in Borsa resta un’opzione»

«Sarà un anno di crescita». Prezzi più cari in media del 5%

Pierluigi Bonora

da Milano

«Per la fine del 2006 ci aspettiamo un miglioramento dei risultati operativi e come traguardo auspichiamo di poter raggiungere ricavi per 4 miliardi. Alla tappa del primo semestre, rispetto ai concorrenti, siamo stati gli unici a migliorare il risultato assoluto».
A quattro mesi dal ritiro del progetto di quotazione, l’amministratore delegato di Pirelli Tyre, Francesco Gori, fa il punto con il Giornale. In questa intervista non manca di analizzare, a posteriori, il mancato ingresso nel listino («da fine giugno a oggi le performance borsistiche di alcuni competitor sono cresciute di circa il 30%»). «Comunque - ricorda Gori - la porta della Borsa resta aperta».
Per Pirelli Tyre, il cui valore dell’equity è passato da 1 a 1,9 miliardi dal 2001 a oggi, il bilancio del 2006 si prospetta positivo. «In generale - spiega l’ad - è andata molto bene e cresciamo anche in Nord America, nonostante la difficile situazione del mercato». Gori è appena rientrato dalla Romania dove Pirelli Tyre ha inaugurato una nuova fabbrica (170 milioni investiti) che si candida a polo europeo di rilievo mondiale per l’azienda. «Negli ultimi anni - ricorda - sono stati investiti in nuove capacità oltre 400 milioni. Ogni anno investiamo risorse per circa 200 milioni per miglioramenti e manutenzione».
Un anno dopo l’avvio delle attività in Cina avete inaugurato il sito di Slatina, in Romania. È un colpo di acceleratore al processo di internazionalizzazione...
«La Cina si dimostra una scelta strategica importante, tant’è che accanto al sito per pneumatici camion è iniziata la costruzione di un secondo impianto di produzione per vetture. La Romania avrà per noi un ruolo determinante a livello di competitività industriale, anche grazie al vantaggio di una riduzione dei costi medi».
La Romania, poi, è a cavallo tra Est e Ovest. Una posizione geografica strategica...
«Storicamente Pirelli non è stata presente nell’Est Europa, se non attraverso l’esportazione di pneumatici. Oggi l’area, grazie alla forte crescita, rappresenta un ponte ideale con la Russia e gli altri Paesi del Centro Asia».
Non dimentichiamo il basso costo del lavoro e una massiccia presenza, in Romania, di imprese italiane...
«Il costo del lavoro ridotto è un aspetto comune a tutta l’area. Il rapporto con l’Europa occidentale è di 1 a 10. Ed è vero che in Romania ci sono ben 18mila aziende italiane. Noi, comunque, non stiamo trasferendo produzione, ma aumentiamo la capacità».
Stati Uniti, Brasile, Cina e Romania: il prossimo passo?
«Abbiamo accelerato la velocità degli investimenti per crescere e ora è importante portare a termine i cantieri aperti. Per ora non ci sono altri piani».
E l’Italia?
«Continuiamo a investire nel miglioramento dei siti e nell’area dell’innovazione, destinando risorse e assumendo giovani nell’area ricerca e sviluppo».
Quattro mesi fa l’abbandono del progetto di quotazione. Rimpianti?

«L’andamento del mercato è difficile da spiegare. A giugno la congiuntura non è stata favorevole, anche a causa del consensus negativo del settore. Ora invece la situazione è in ripresa, basti guardare le quotazioni dei principali competitor».
Le porte della Borsa, comunque, restano aperte. Ceduto il 38,9% del capitale di Pirelli Tyre a un pool di banche, ci sono 4 anni di tempo per riprendere in esame il progetto...
«La Borsa resta un’opzione, fermo restando che decidono gli azionisti. Il nostro compito è produrre risultati per farci trovare pronti».
Intanto avete deciso di aumentare, entro l’anno, i prezzi mediamente del 5%...
«Lo abbiamo fatto per i forti rincari dei costi nel 2006 delle più importanti materie prime del settore e dell’energia. L'aumento sarà differenziato per area e per segmento in Europa e nei mercati di esportazione per tutte le marche vettura, trasporto leggero e fuoristrada».


Come agite sul fronte della riduzione dei costi?
«A differenza dei concorrenti, i costi li abbassiamo ogni anno senza farne oggetto di comunicazione. Puntiamo a una crescita maggiore a quella del mercato, fattore che ci permette di aprire impianti in Paesi a minor costo».
E l’ipotetico matrimonio con Michelin?
«Non c’è niente di tutto questo all’orizzonte».

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