Politica

Il governo convince i farmacisti, salta la serrata

L’esecutivo fa promesse sul rinnovo delle convenzioni

Emiliano Farina

da Roma

Soltanto il dialogo poteva bloccare lo sciopero dei farmacisti. E alla fine, così è stato. Dopo tre giorni di serrate selvagge, ieri sera il governo ha deciso di dare udienza a Federfarma per un primo vero faccia a faccia sul decreto Bersani, ossia per discutere di «farmaci» e non di «semplici prodotti». Il risultato? Farmacie riaperte da stamattina.
Da una parte del tavolo, il ministro della Sanità Livia Turco, dall’altra i vertici dell’associazione dei titolari di farmacie private che soltanto con l’improvviso passaggio di consegne tra ministero dello Sviluppo economico e quello della Salute, sono riusciti a far valere le proprie proposte. Questo nonostante il ministro Pierluigi Bersani - memore della fallimentare retromarcia coi tassisti - abbia deciso di blindare il testo del provvedimento.
E così si è raggiunto un primo accordo senza modificare il testo del decreto. «Mi impegno col governo - ha dichiarato il ministro Turco - a confermare e ampliare il ruolo delle farmacie come presidio sanitario nazionale. Lavoreremo anche per rinnovare la convenzione scaduta da otto anni». Soddisfatto anche Giorgio Siri, presidente di Federfarma: «Abbiamo revocato lo sciopero perchè siamo stati rassicurati sul fatto che la semplice presenza di un farmacista per la vendita di un medicinale non determinerà l’apertura di una farmacia».
Insomma, i «camici bianchi» hanno finalmente potuto «concertare» col governo, e cioè trovare un’intesa sul «corretto ruolo della farmacia» alla luce del provvedimento sulle liberalizzazioni, di cui hanno sempre dichiarato di condividerne lo spirito. Federfarma ha ottenuto anche l’apertura di un tavolo di confronto permanente col dicastero della Salute «per trovare tutte le soluzioni positive per la categoria e per rafforzare il ruolo delle farmacie nell’ambito del Sistema sanitario nazionale».
Sulla strategia della Turco - soltanto due mesi fa si era detta «contraria alla vendita dei farmaci nei supermercati» - è intervenuto Cesare Cursi (An), vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato. «A questo punto c’è da pensare che la Turco abbia dovuto subire le pressioni di Bersani e rispettare gli impegni assunti con le cooperative in campagna elettorale. Un atteggiamento - conclude Cursi - che l’ha portata anche a non partecipare al Consiglio dei ministri che ha varato il decreto legge».
Intanto ieri mattina c’è stata la manifestazione dei professionisti che hanno sfilato lungo le vie di Roma. Oltre a farmacisti, commercialisti, dentisti, geologi, architetti, periti industriali, consulenti del lavoro, notai, ingegneri, ragionieri e revisori contabili, sono nuovamente scesi in piazza gli avvocati che, a nome di tutte le categorie, hanno annunciato: «Le agitazioni riprenderanno dopo l’estate - assicura Maurizio De Tilla, presidente della Cassa forense - e se il decreto passerà porteremo in piazza decine di migliaia di professionisti: è un provvedimento incostituzionale che avrà una ricaduta su due milioni di persone».


Protesta anche il sindacato delle agenzie ippiche (Snai) che ha inviato una lettera aperta al governo in cui chiede chiarezza sulla disciplina del rinnovo delle concessioni alla luce del decreto Bersani.

Commenti