Il governo ellenico ringrazi con buoni sconto sulle vacanze

Se gli aiuti alla Grecia valgono 110 miliardi di euro in tre anni (ma basteranno, siamo sicuri? Atene riconoscerà il debito, alla scadenza, o continuerà a rimborsare carta, a babbo morto?) ciò significa che ciascuno dei 330 milioni di cittadini dell’Eurozona contribuirà, volente o nolente, con 100-120 euro l’anno (il calcolo andrebbe fatto Paese per Paese; ma lo semplifichiamo al massimo). Le contropartite che ciascun europeo riceverà saranno importanti ma, in un certo senso, invisibili: che il prestito ai greci venga o non venga rimborsato, si tratterà comunque di una «tassa» da pagare per la stabilità dell’euro, per la tenuta del sistema economico europeo, per la pacifica convivenza degli Stati. Da quest’ottica, il sacrificio appare ineluttabile e persino egoistico: chi non pagherebbe 100 euro per assicurare il proprio livello di benessere?
Eppure - lo hanno reso esplicito i tedeschi - la Grecia questi sacrifici non li merita. Il Paese ha barato sui conti per entrare nell’euro, ha barato per rimanerci e ora chiede soldi per non uscirci e non contagiare della sua peste economica gli altri Paesi: chi siederebbe a un tavolo da poker sapendo che il dirimpettaio gioca con carte false? L’immagine della Grecia oggi è ai minimi, come quella di un vicino di casa che tutti evitano perché è stato sorpreso a rubacchiare.
Senza arrivare alla vendita delle isole più belle - come hanno suggerito, provocatoriamente, alcuni deputati di Berlino - o alla dispersione del patrimonio archeologico, il governo greco potrebbe però «ringraziare» concretamente gli europei ottenendo contemporaneamente dei vantaggi concreti: ricomporre e rilanciare la propria immagine e dare uno stimolo alla propria economia.
Il governo di Atene potrebbe mettere a disposizione di ogni cittadino europeo un «buono turistico» del valore di 100 euro da spendere in alberghi, ristoranti, bar, trasporti terresti e marittimi in Grecia, da utilizzare per tutto l’arco dell’anno. Il «veicolo» per assegnare i buoni, su richiesta degli interessati, potrebbero essere - anche via Internet - gli uffici del turismo ellenico presenti in ogni Paese. Il turista francese, inglese o italiano, ottenuto il buono, lo spenderà durante la sua vacanza in Grecia, in un esercizio convenzionato, e quest’ultimo sarà rimborsato dal ministero del Turismo. Si potrà obiettare: il governo ottiene 30 miliardi all’anno dall’Ue e restituisce gli stessi 30 miliardi in buoni? Naturalmente no, la spesa non raggiungerà queste dimensioni: i turisti in Grecia sono circa 15 milioni ogni anno, in gran parte europei, e lo sconto varrebbe, a numeri inalterati, non più di 1,5 miliardi. L’aumento dei flussi avverrebbe fino al limite della capacità ricettiva del Paese, aumentando la produttività senza la necessità di investimenti. In altre parole, il buono verrebbe utilizzato soltanto prima del «tutto esaurito»; servirebbe soprattutto a incentivare il turismo verso la penisola ellenica, primo settore economico nazionale e prima voce della bilancia commerciale.

Poniamo che questo strumento porti 5 milioni di turisti aggiuntivi, spalmati anche nella bassa stagione: solo questi rappresenterebbero un contributo al Pil di almeno 5 miliardi di euro, dando impulso a un ampio moltiplicatore economico, qual è quello del settore dei servizi.

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