Chi ben comincia... Sono già a metà dell'opera «I lunedì del Giornale», al primo appuntamento in collaborazione con la Camera di commercio svizzera?
Oltre duecentocinquanta presenti alla prima conversazione pubblica - quella con Luca Barbareschi su «Politica dello spettacolo. Spettacolo della politica» - sono un felice avvio.
Chi voglia ricever l'invito via mail, soprattutto per girarlo ad amici (è importante: il tam-tam del pubblico decide il successo di manifestazioni come questa), mi scriva (maurizioluigi.cabona@fastwebnet.it). Aderirà così implicitamente all'esortazione di Barbareschi, l'altra sera, per una democrazia della partecipazione, senza la quale la democrazia della rappresentanza muore in un mare di scandali, come quelli nei quali sta naufragando la legislatura.
Barbareschi vuol entrare in politica, come Beppe Grillo e, a sprazzi, Nanni Moretti? Barbareschi offre piuttosto una coscienza critica, ruolo che una volta era di certi giornalisti. Surroga a una lacuna dell'informazione, che informa - spesso morbosamente - solo su ciò che fa aumentar gli ascolti.
In un'ora e dieci minuti Barbareschi ha dimostrato di essere tanto brillante nel ruolo di se stesso quanto lo è quando interpreta un personaggio. Ha evitato la delusione che spesso danno gli attori quando non recitano (esser maschere senza un volto); ha stupito per lucidità chi gli attribuiva delle doti, ma non tutte quelle che ha.
Fra i promotori del «comitato Segni», Barbareschi mantiene costante il senso civico di allora. E nel suo intervento ha fustigato le élite che considerano velleità, non virtù interessarsi alla politica. Con l'esito di lasciarla ad altri, che ignorano il senso dello Stato. E non solo quello.
Il prossimo appuntamento - tra fine febbraio e inizio marzo - è con Renata Broggini, autrice di Passaggio in Svizzera (Feltrinelli), saggio sull'esilio di Indro Montanelli fra 1944 e 1945, vicenda controversa ora messa in luce da una storica che ha già al suo attivo varie opere sull'emigrazione politica italiana nel secolo scorso.
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