Il direttore d'orchestra Riccardo Chailly s'è conquistato la hit parade con il Gershwin fatto in coppia con Stefano Bollani, asso del jazz. Ma i grandi amori di Chailly corrispondono ai nomi di Johann Sebastian Bach e Gustav Mahler. Ha inciso l'ennesimo Bach proprio in questi giorni, per la Decca, con Ramin Bahrami al pianoforte e la orchestra del Gewandhaus di Lipsia: lo storico complesso che guida stabilmente dal 2005. Ed è la Settima Sinfonia di Mahler a riportarlo alla testa dell'Orchestra Filarmonica della Scala: lunedì (ore 20), ma anche il giorno prima, domenica, alle 10 del mattino, per la prova aperta al pubblico e a favore della Scuola di Senologia. Iniziative, queste delle prove aperte (le sostiene UniCredit), «che ci fanno sentire un po' più protagonisti, si lavora con un certo spirito sapendo che anche grazie a noi le associazioni che operano nel sociale aumentano gli incassi», rimarca il Direttore artistico della Filarmonica Ernesto Schiavi. La Scuola di Senologia, fondata nel 1984 da Umberto Veronesi e Claudio Andreoli, opera nella lotta al tumori al seno con leva sulla ricerca, formazione e pure campagne di informazione.
Chailly mancava dal marzo 2009 sul podio della Filarmonica della Scala. O meglio, è tornato sì alla Scala lo scorso febbraio ma per un concerto last minute, in sostituzione di un collega febbricitante. In compenso, da qui ai prossimi quattro anni la sua presenza è assicurata in ogni stagione della Filarmonica, più la tournée del 2014 le cui tappe si stanno definendo in questi giorni. L'Orchestra del Gewandhaus schizza in cima alle classifiche pop con Gershwin, i Berliner Philharmoniker, diretti da Simon Rattle, tengono a battesimo una Sinfonia del jazzista Wynton Marsalis. A quando un progetto audace da parte della Filarmonica della Scala? Chailly è l'uomo giusto. E sarà proprio lui a rendere la Scala un poco swing portandoci - per la prima volta - il compositore e pianista jazz Stefano Bollani: «la prossima stagione, faremo Ravel», anticipa. La Filarmonica, all'asciutto di incisioni, e cioè di un'importante e irrinunciabile vetrina sul mondo, prospetta dischi con Chailly: che pare portar bene visto il recente disco d'oro. E Schiavi già pensa ad autori su misura di Chailly e la Filarmonica, tipo Rossini.
Chailly è milanese, ha lavorato in Italia ma i picchi di carriera li ha toccati prima ad Amsterdam, alla guida dell'Orchestra del Concertgebow (recenti classifiche la danno numero uno al mondo), ed ora del Gewandhaus di Lipsia. Sta vivendo la sua golden age, incide senza risparmio con i suoi lipsiensi, fa le tournée nei Paesi e sale che contano, ha rafforzato il legame con intramontabili Festival e città, vedi Salisburgo e Vienna. A suo tempo, entrò anche nella rosa dei direttori papabili alla successione di Riccardo Muti, alla Scala, anche se poi non se n'è fatto nulla. Discorso che è valso per tutti i candidati a un trono perennemente vacante e in parte occupato, ma in personalissimo modo, da Daniel Barenboim.
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